«lo non ho sparato e non l`avrei fatto neanche se avessi potuto. Ho rischiato però di morire: mi hanno picchiato, mi hanno fatto persino la roulotte russa». Sergio Zavoli, giornalista e parlamentare, se la ricorda bene quella notte del dicembre 2012 quando quattro banditi entrarono nella sua villa di Monte Porzio Catone, alle porte di Roma. «Ti ammazziamo» gli gridano, poi le botte, e si ritrova legato e rinchiuso ìn una stanza con i due domestici mentre gli portano via la cassaforte.
Ancora una rapina violenta a Roma.
«Non è che ci sia un rilassamento nella prevenzione, credo che il problema vero sia che nella società c`è proprio un clima malato». 
Come si sente?
«Dopo quella notte da incubo gli strascichi psicologi ci sono quelli più profondi. Poi la vita fortunatamente ti porta via, altrove, avanti»
E come si difende?
 «Non ho cambiato le mie abitudinì, anche se la casa è più presidiata di allora. E poi, cosa potrebbero portarmi via? Ho persino chiuso il buco dove c`era la cassaforte che hanno rubato».
Oggi sparerebbe?
«Non ho mai avuto conoscenza delle armi, non le avrei mai usate, forse in guerra, con regole ben stabilite. È difficile decidere il da farsiinqueimomenticoncitati dipaura, matra l`azione dichiprende e spara e chi non può reagire scelgo ancora la seconda ipotesi».

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