‘Si parla di misure prefettizie ma non abbiamo bisogno di un piccolo Napoleone’
Leggo sui giornali che Renzi avrebbe in serbo un repulisti dei quadri della minoranza in tutte le regioni e una serie di misure prefettizie per piegare il partito a sua immagine e somiglianza. Beh così il Pd imploderebbe e per fare una battuta da storico non credo che il Pd abbia bisogno di un piccolo Napoleone». Miguel Gotor, braccio destro di Bersani al Senato, sorride per sdrammatizzare questo clima da scontro finale che aleggia nel partito dopo le regionali e la dura sconfitta in Liguria. «Un voto che sconta un`insoddisfazione che non ci aspettavamo così elevata. E ridurla a un problema maggioranza-minoranza è sbagliato».
Bersani il giorno prima del voto diceva ‘prima o poi tornerà il Pd delle origini’. Sbagliano ad accusarvi di aver remato contro?
«Bersani e tutti noi abbiamo fatto campagna per il Pd. E va detto che la minoranza in questa fase porta voti e Renzi dovrebbe ringraziarci. Una nostra presenza, se pur critica su alcuni punti, ha contenuto un esito negativo. Quanta gente ci diceva ‘voto Pd perché ci siete voi, ma è l`ultima volta’».
Quindi è anche merito vostro se Renzi può dire che quelle regioni erano 6a 6e oggi 10a 2?
 «È vero, il calcolo è quello. Ma se restiamo al piano numerico, allora il Pd ha perso due milioni di voti sulle europee del 2014 e un milione di voti rispetto alle politiche del 2013».
Una «non sconfitta» l`ha definita. Soddisfatti delle analogie?
«Se c`è un`analogia è che non ci aspettavamo un calo di questa portata, che mette in discussione il progetto di partito-nazione di Renzi. Si blocca l`espansione a destra che si è autorganizzata intorno a Salvini. E c`è un congelamento con una sospensione di giudizio nel voto a sinistra, perché l`astensionismo in regioni come Toscana e Umbria riporta al problema dell`Emilia Romagna che Renzi ha sottovalutato. Sarebbe importante avere coscienza del problema: l`astensionismo non è solo contro la politica, ma è anche quello di una sinistra che si ferma un giro. Un`astensionismo che non cerca avventure minoritarie, ma non è persuaso dalla curvatura che Renzi ha impresso al Pd. Il primo problema è lo sciopero del voto».
E il secondo problema?
 «La crescita della Lega a livello nazionale e un Movimento 5stelle in salute anche con Grillo in ombra, ci dicono che Renzi non è un argine alle forze anti-sistema e populiste, ma rischia di arare e concimare il terreno dove prosperano perché gioca nel loro campo. Ma è difficile farlo governando al tempo stesso».
Ora con i vostri venti voti essenziali per la vita del governo, vi metterete di traverso sulle riforme al Senato?
 «La riforma del Senato continueremo a sostenerla chiedendo dei miglioramenti. Sulla scuola abbiamo presentato una serie di emendamenti sul ruolo dei presidi, sui precari e sui finanziamenti alle paritarie. Con dei cambiamenti ci sono le condizioni perché passi».
E nello scontro De Luca-Bindi con chi parteggia?
«E` un pasticcio nato male che rischia di finire peggio. Sbaglia De Luca a querelare la Bindi per reato di lesa maestà, perché il vero problema è il rispetto della Severino».