Nessuno scontro tra minoranza e maggioranza, la spaccatura del Pd alla Camera è stata solo il frutto di un problema politico. Miguel Gotor ha idee molto chiare su quello che è successo ieri a Montecitorio. Per il senatore Pd, strettissimo collaboratore di Bersani nella campagna elettorale 2013, il vero problema non è la frattura interna al partito. È che sulla legge elettorale i dem hanno ceduto troppo a Berlusconi. E il Cavaliere continua ad avere un potere di veto «determinante» di cui «sfuggono le ragioni».
Renzi dice che ieri la minoranza dem ha cercato di farlo fuori. È andata davvero così?
«No, non credo. Credo che sia una lettura fuorviante. L’Italicum è passato nonostante gli evidenti limiti di questa legge grazie all’azione di coordinamento e di lavoro fatto dal capogruppo Roberto Speranza, che è un bersaniano come me. Se noi riduciamo quello che sta avvenendo in questi giorni a uno scontro tra minoranza e maggioranza del Pd voliamo veramente basso basso rispetto alla partita che si sta giocando, che riguarda la democrazia italiana. Scaricare i problemi politici sulla minoranza credo che in realtà mostri un deficit di direzione politica».
Che cosa intende?
«C’è stato un deficit di direzione politica perchè questo Italicum presenta dei problemi che il Senato affronterà».
Quali?
 «Il primo problema è la questione della parità di genere. Poi c’è il mantenimento delle liste bloccate, che denota due cedimenti al berlusconismo come forma di egemonia culturale e politica. Il primo cedimento è a un’idea padronale di partito, il secondo è che non si aiuta a superare la frattura che si è venuta a creare tra cittadini e rappresentanza, di cui il Porcellum è stato uno dei responsabili. Terzo nodo è la questione delle soglie. Il problema di questi vent’anni è stato quello delle coalizioni infedeli che si mettevano insieme per vincere le elezioni e poi si sfaldavano. E questo Italicum non fa nulla in questo senso, anzi».
Non è comunque mai bello che un gruppo parlamentare si spacchi in Aula.
«Sì, il gruppo si è spaccato, ma bisogna dare delle motivazioni. Il partito si è spaccato sulla questione della parità di genere, che è uno dei punti critici dell’Italicum. Ed è frutto del patto con Berlusconi. Ciò che non si capisce e che anche l’elettore del Pd vorrebbe capire è perché noi cediamo e Berlusconi ha il potere di veto».
Perché altrimenti l’accordo salta.
«E perché non succede il contrario? Il punto è che Berlusconi non fa parte della maggioranza».
A gennaio c’erano state grandi polemiche prima ancora che l’accordo venisse siglato. Si era messo in dubbio addirittura che Renzi dovesse parlare con Berlusconi. Siamo ancora a quel punto?
«L’incontro di gennaio serviva ad utilizzare la legge elettorale per destabilizzare il governo Letta. E ciò è avvenuto. Quella era una trattativa in cui con tutta evidenza il Pd ha ceduto troppo a Berlusconi. Però c’era questo obiettivo, l’obiettivo di Renzi di servirsi della trattativa con Berlusconi per scardinare il governo Letta. Adesso che Renzi è presidente del Consiglio questa esigenza è meno evidente».