«Mi ha colpito che la magistratura abbia atteso il referendum per agire, visto che in Italia c`è l`obbligatorietà dell`azione penale». Miguel Gotor, senatore della minoranza Pd, sembra quasi sorpreso dal florilegio di inchieste che – da Milano a Roma – stanno colpendo politici e partiti diversi. Ultimo, in ordine di tempo, il renzianissimo ministro dello Sport Luca Lotti.
Gotor, pensa che Lotti dovrebbe dimettersi?
«Premesso che il Pd deve avere un atteggiamento garantista, il ministro ha fatto bene a chiedere di essere ascoltato dai giudici prima possibile per chiarire la sua posizione».
Maurizio Lupi e Federica Guidi hanno lasciato senza essere indagati. Si applicano due pesi e due misure?
«Bisogna valutare caso per caso. Ma ho sempre pensato che uno dei problemi del renzismo è che c`era troppo potere concentrato
in un recinto troppo stretto».
E Poletti? Dovrebbe farsi da parte dopo la dichiarazione sui cervelli in fuga?
«Non impicco nessuno a una frase ma è grave che un ministro si esprima con quelle parole. Giuliano Poletti dovrebbe avere la sensibilità di trarre delle conclusioni autonomamente. Se si getta sale sulla ferita si dimostra di non avere la minima percezione delle lacerazioni del corpo sociale. Bisogna invece dare un segnale di aver capito che cosa è successo il 4 dicembre. E cambiare approccio sulle politiche del lavoro».
In che modo?
«Quando finiranno gli incentivi, i lavoratori ritorneranno precari con i voucher e senza articolo 18. In tre anni di governo abbiamo messo 20 miliardi pensando che la mancanza di lavoro si risolvesse solo con la regolamentazione. E invece bisogna intervenire sulla produttività: investire in settori strategici, abbassare le tasse sul lavoro e rendere flessibili percorsi che altrimenti restano solo precari».
I voucher sono il male assoluto?
«Chiediamo che vengano regolamentati perché adesso come adesso non fanno emergere il lavoro nero, bensì lo affiancano».
Lei appoggia i referendum della Cgil?
«Spero che si tengano e che nel Pd ci sia libertà di voto. Sarebbe un errore gravissimo pensare di evitarli con la furbata del voto anticipato. In quei quesiti ci sono 3,5 milioni di firme dei lavoratori. E il lavoro deve essere la stella polare del Pd».
Gianni Cuperlo ha detto che senza congresso il Pd è morto. Che ne pensa?
«Ha ragione, c`è bisogno di un congresso vero e pluralista. Matteo Renzi non ha voluto anticiparlo perché altrimenti avrebbe dovuto dimettersi da segretario. Nel partito non si discute più se non a colpi di “faccia da culo”».
Vanno divisi secondo lei il ruolo di premier e quello di segretario?
«Come diceva Enrico Berlinguer, parlando della questione morale, chi riveste cariche istituzionali deve rappresentare tutti, chi fa il segretario di un partito solo una parte. Non ci può essere sovrapposizione. Il segretario dovrebbe lavorare a una sintesi della linea politica».
E invece?
«Renzi è stato deficitario. Ha sempre operato per provocare una rottura a sinistra, ma non è riuscito a prendersi voti da destra. Il Pd è finito in un cul de sac di arroganza e autoreferenzialità».