Nella penombra della sala lettura di Montecitorio, Miguel Gotor, senatore del Pd, vicino a Pier Luigi
Bersani, mette in fila i fatti: «Il fallimento di Banca Etruria, il ruolo di Pier Luigi Boschi, l`incontro con Flavio Carboni, Denis Verdini, Carrai». Come quando faceva lo storico. I fatti. Per arrivare, però, a una conclusione politica: «Al ministro Boschi chiederei più umilità e maggiore chiarezza per evitare questo stillicidio».
Il caso Etruria si è arricchito di nuovi dettagli, in particolare i rapporti tra il padre del ministro Boschi e Flavio Carboni. C`è bisogno di un chiarimento del ministro?
«Fermo restando un principio di garantismo e che le colpe dei padri non possono ricadere sui figli, io consiglierei più capacità di ascolto rispetto a un problema che riguarda circa 100mila correntisti».
Il governo ha fatto un decreto. Non è abbastanza rispetto agli obbligazionisti delle banche fallite?
«Il problema è enorme e riguarda la tutela di risparmiatori a cui non puoi richiedere una laurea in finanza.
L`intervento del governo c`è stato. Ma parziale e tardivo».
È normale che il padre del ministro incontri un personaggio come Carboni per chiedergli chi
mettere alla guida di una banca?
«Faccio una premessa. Io sono stato contrario a chiedere le dimissioni della Cancellieri e di Lupi. Mentre ricordo che la Boschi sulla Cancellieri pretese uno standard poco garantista. E questa doppia morale oggi la indebolisce».
Torniamo a Carboni.
«C`è, senza dubbio, un elemento di novità rispetto al discorso che Boschi fece in Parlamento: suo padre si
è rivolto per risolvere la questione Banca Etruria a un signore condannato per il crac del Banco Ambrosiano
con Gelli. È un po` un camminare sui carboni ardenti… Credo che richieda chiarimenti».
Del padre o della figlia?
«Innanzitutto del padre. Ho la sensazione che sia una sorta di gratta e perdi. Più gratti, più scopri particolari imbarazzanti. Sarebbe opportuno, prima di scoprire un pò alla volta fatti nuovi, che il padre della Boschi parlasse».
Il problema è solo quell’incontro o c’è dell’altro da spiegare?
“C’è un secondo corpo di illazioni che riguarda il mondo massonico da cui proviene Carboni».
Illazioni come quelle fatte dall’ex direttore del Crosera che parlò di “odore di massoneria”?
“Non ho elementi per dirlo. La vicenda, però, ci sta dicendo che questa stagione è l’ultima fase del declino berlusconiano e non un nuovo inizio come hanno voluto far credere. Una serie di propositi di cambiamento, nell’esperienza del governo sono stati traditi».
Cosa, esattamente?
«Siamo isolati in Europa come ai tempi di Berlusconi, governiamo con Schifani e Alfano, facciamo le riforme
istituzionali con Verdini. E a un anno dal patto del Nazareno, Verdini si dice disponibile ad «affiliarsi»
al Pd, usando un verbo che richiama alla loggia massonica».
Poi ha smentito.
«Bene. Ma le spie linguistiche sono rivelatrici».
Rivelatrici di cosa?
«Usare quella parola è uno sberleffo che Verdini può permettersi. Unito, poi, a Carboni che dice: il governo
si regge grazie a Verdini, cioè grazie a lui, lo trovo molto grave. Peraltro la riforma costituzionale è passata al Senato con il contributo decisivo dei 17 verdiniani, oltre che di 3 ex leghisti e 2 di Fi. Spero non si apra la strada a una stagione di trasformismo».
Aveva ragione De Bortoli?
«Il renzismo evocava un elemento di rottura. C`è la sensazione che ci sia un vecchio sistema con cui è costretto a venire a patti. Carboni è il protagonista di rapporti tra malaffare e politica che hanno segnato gli ultimi quarant`anni. Il tema è quello di una commistione tra poteri visibili e invisibili».
Il governo è sotto ricatto di poteri invisibili?
«Questo non lo so. Ma la sensazione è che lo stanno afferrando. Anzi, che ci abbiano afferrato».
Poi arriva l`idea di nominare Marco Carrai a capo di una unità sulla cybersicurity. La convince?
«Io mi auguro che si sia voluto vedere che reazione c`era a questa ipotesi. E spero che la reazione sia arrivata. Sarebbe un grande errore. I vertici dello Stato, delle istituzioni, dei Servizi segreti non si occupano coi propri compagni di banco. Peraltro è un segno di debolezza».
Vede il governo in difficoltà?
«Non lo so. Ma vedo che la rottamazione si sta trasformando in una restaurazione. Nulla di nuovo sotto il
sole. E quel nuovo è una palude».