‘Si va verso un impianto coerente con il Senato delle autonomie. Il testo di Chiti non mi convince: prevede uno degli aspetti più negativi del Porcellum’
Senatore Gotor, il Pd sposa la sua mediazione alla francese sul futuro Senato…
 «Si sta sviluppando un confronto serrato anche con le altre forze della maggioranza e dell`opposizione, Forza Italia e la Lega in primis. Sul Pd non posso che essere soddisfatto, mi sembra che una parte maggioritaria del gruppo sia a favore di un secondo grado rafforzato e qualificato. Del sistema cioè che avevo ipotizzato il 22 aprile a nome dell`area riformista ripreso tal quale anche dalla maggioranza del partito».
Cosa prevede la sua proposta?
«La direzione Pd ha fissato tra i vari paletti anche quello dell`elezione indiretta. Questa opzione, per quanto riguarda i Senati delle autonomie, poggia su una prassi istituzionale e costituzionale diffusa nei principali Paesi europei».
Cosa differenzia la sua proposta da quella originaria del governo?
 «L`obiettivo era quello di qualificare e rafforzare il secondo grado rispetto a un ddl governativo che andava migliorato aumentando la platea di quanti votano i membri del nuovo Senato. Il mio emendamento prevede un collegio formato da tutti i consiglieri regionali, da tutti quelli comunali e dai deputati. Costoro eleggono i loro rappresentanti al Senato regione per regione. Si determina così una platea di decine di migliaia di elettori. Non solo, avremmo senatori che vengono dai comuni e dalle regioni con la stessa fonte di legittimità perché eletti dallo stesso collegio. Un fatto importante sul piano della correttezza e della coerenza costituzionale».
 Il suo collega Mucchetti sostiene che il sistema francese ha una sua coerenza interna e non può essere esportato per segmenti con il copia incolla…
«La nostra proposta viene definita impropriamente, e per semplificazione giornalistica, soluzione alla francese. Non dobbiamo certo pensare a De Gaulle e al gollismo come sembra fare Mucchetti… Il nostro impianto è coerente con il Senato delle autonomie che stiamo costruendo in Italia e con il modello in vigore nei principali Paesi europei. Supera, inoltre, il difetto di rappresentatività che scontava la proposta originaria del governo. Questa, ricordiamolo, prevedeva la presenza dei sindaci dei comuni capoluogo con una ‘concezione dopolavoristica’ del Senato. Non mi sembra possibile, infatti, che il primo cittadino di una grande città, quello di Milano ad esempio, oltre a fare il sindaco possa presiedere anche l`area metropolitana e fare il senatore. Con il sistema che proponiamo ogni regione sceglierà quale consigliere regionale e comunale potrà rappresentarla. Il testo del governo migliora, e si rafforza la rappresentatività e il ruolo delle autonomie locali».
Nel Pd è in campo anche la proposta Chiti sull`elezione contestua le dei consiglieri e dei senatori regionali…
«Vedo due limiti. Il primo è che parliamo di un listino bloccato di nominati dall`alto, scelti dalle segreterie dei partiti. Permarrebbe così uno degli aspetti più negativi del Porcellum, lo stesso che secondo me andrà cambiato nell`Italicum. Il secondo limite è che avremmo consiglieri regionali che verrebbero nominati con il listino e rappresentanti comunali che avrebbero un`altra fonte di legittimità…».
Le critiche al governo riguardano anche la contrazione dei poteri del Senato…
 «Stiamo varando un Senato delle autonomie. Questo deve contenere garanzie che sono oggetto degli emendamenti che stiamo presentando e che riguardano l`elezione del Capo dello Stato, dei membri del Csm, dei componenti della Consulta e, assieme, i poteri di controllo e di inchiesta. Un Senato delle autonomie può e deve contenere le garanzie, ma non è vero il contrario. Dobbiamo fare pace con l`idea che stiamo varando un Senato ‘delle autonomie’, che in tutta Europa è di secondo grado, e non ‘delle garanzie’ che sarebbe corretto – al contrario – eleggere direttamente. Ancora: se hai sia alla Camera che al Senato eletti che hanno la stessa fonte di legittimità popolare diretta, non si capirebbe la differenziazione tra un deputato e un senatore e perché si vuol superare il bicameralismo paritario».
 Lei ricordava il Porcellum. Il sistema istituzionale non verrebbe sbilanciato da una Camera eletta con l`Italicum e da un Senato non votato dagli elettori?
«Noi stiamo arrivando a un bicameralismo differenziato che funzionerà con una sola Camera politica eletta direttamente e un Senato delle autonomie che, speriamo, avrà un`elezione di secondo grado. A questo punto, secondo me, non potrà funzionare l`Italicum dei nominati varato a Montecitorio. Non va bene un sistema in cui hai un Senato delle autonomie eletto indirettamente, e una Camera di nominati. La rappresentanza rischia di diventare evanescente. Questa miscela andrà cambiata restituendo il diritto di scelta agli elettori coerentemente con la proposta del Pd alle ultime politiche e di tutti i candidati alle primarie. Da quando la destra ha introdotto nel 2006 il Porcellum si è realizzata una crisi di rappresentativià e uno scadimento grave della qualità della nostra democrazia. Una deriva oligarchica che non ci possiamo permettere».
Il patto del Nazareno stoppava le preferenze, dopo le europee influiranno meno i veti di Forza Italia?
«Non mi sorprende che da questo orecchio Verdini non ci senta, ma se ne dovrà fare una ragione. Credo che bisognerebbe introdurre i collegi uninominali oppure la doppia preferenza di genere. E credo che la Camera e il Senato abbiano una maggioranza capace di migliorare l`Italicum nel rispetto dell`impianto maggioritario e del ballottaggio. Sulle riforme istituzionali i rapporti di forza non giustificano che Verdini continui ad avere il pallino in mano. Possiamo e dobbiamo procedere a maggioranza, il più possibile larga In Senato la situazione è in evoluzione. Sta nascendo un gruppo ex grillino, si registrano movimenti da Fi verso Ncd e c`è Sel. Siccome le riforme le vogliamo fare, se Berlusconi ci sta, benissimo, altrimenti bisogna procedere ugualmente perché il voto europeo chiede proprio stabilità e riforme».