‘Ma in politica interna un Italicum così non si può votare’
«Intanto vorrei chiarire che sostengo la riforma del Senato da mesi, voto dopo voto…». Preambolo fondamentale quando, come il senatore Miguel Gotor, si fa parte della minoranza del Pd e si muove qualche critica alle riforme in discussione: essere considerati frenatori o, peggio, sabotatori non è accettabile, «è siderale rispetto alla realtà del lavoro che stiamo facendo in Commissione al Senato».
Il premier Renzi insiste che le riforme vanno fatte per essere credibili e cambiare volto all`Europa…
«Concordo. Non solo perché sul piano politico è importante essere credibili, ma anche perché su quello economico l`unico modo per ridurre il debito pubblico è ridefinire il Titolo V, cuore della riforma».
In cui vede aspetti da migliorare?
«Il tema delle garanzie. Se passasse il testo base della riforma, il presidente della Repubblica verrebbe eletto da 730 membri: a chi vince le elezioni, considerato che con il premio di maggioranza dell`Italicum conquista 340 deputati, basterebbe il voto di 26 senatori per eleggersi da solo il capo dello Stato».
Ci sono margini per cambiare?
«I relatori propongono di mantenere come grandi elettori anche i 58 delegati regionali. Una proposta apprezzabile, ma insufficiente. In una ventina di senatori Pd chiediamo di alzare il numero dei delegati regionali a 5 per regione, ma Fi si oppone».
Se questo punto dovesse rimanere inalterato lei come voterà?
«Se restasse ‘quota 26’, sul singolo punto voterei contro».
Anche sull`Italicum ci sono maldipancia nel Pd: cosa non funziona?
«Tre cose: le liste bloccate, che sono un punto dirimente, la soglia dell`8% per l`ingresso in Parlamento e la legittimazione delle liste civetta».
C`è il rischio del Grande Nominatore di cui parla Bersani?
«Si può discutere di collegio uninominale, doppia preferenza di genere o sistema misto: ma le liste bloccate no, ci si troverebbe con un Senato di secondo grado e una Camera di nominati».
Il patto con Berlusconi non prevede le preferenze…
«Ma non si capisce per quale ragione, dati i rapporti di forza fra noi e Berlusconi, il pallino della trattativa debba stare sul suo tavolo».
C`è un dialogo con il M5S: si potrebbe fare la legge elettorale con loro?
«Renzi ha fatto bene a sollecitare quest`apertura, ma noi, stiamo facendo le riforme istituzionali con Fi, mi sembra difficile fare la riforma elettorale col M5S. Però sarebbe prudente che la legge elettorale venisse fatta prima di tutto con l`accordo della maggioranza che sostiene il governo Renzi».
Cioè anche di voi della minoranza…
«Mi riferisco a Ncd, ad esempio. Per quanto mì riguarda, bisogna impedire che si concretizzi una chiusura oligarghica della democrazia italiana».
Così com`è, l`Italicum lo voterebbe?
«Così com`è, no».
E così però torniamo ai sabotatori…
«Se mancasse il mio voto lo motiverei attraverso un ragionamento politico. Poi che la lettura sia impostata intorno alla dialettica sabotatori-fronda, attiene allo spirito italico di ogni tempo. Se opporsi a una serrata oligarchica significa essere sabotatori, allora sono fiero di essere un sabotatore. Ma ho fiducia nel Pd e nel suo segretario, sono sicuro che non ce ne sarà bisogno…».
Il premier Renzi insiste che le riforme vanno fatte per essere credibili e cambiare volto all`Europa…
«Concordo. Non solo perché sul piano politico è importante essere credibili, ma anche perché su quello economico l`unico modo per ridurre il debito pubblico è ridefinire il Titolo V, cuore della riforma».
In cui vede aspetti da migliorare?
«Il tema delle garanzie. Se passasse il testo base della riforma, il presidente della Repubblica verrebbe eletto da 730 membri: a chi vince le elezioni, considerato che con il premio di maggioranza dell`Italicum conquista 340 deputati, basterebbe il voto di 26 senatori per eleggersi da solo il capo dello Stato».
Ci sono margini per cambiare?
«I relatori propongono di mantenere come grandi elettori anche i 58 delegati regionali. Una proposta apprezzabile, ma insufficiente. In una ventina di senatori Pd chiediamo di alzare il numero dei delegati regionali a 5 per regione, ma Fi si oppone».
Se questo punto dovesse rimanere inalterato lei come voterà?
«Se restasse ‘quota 26’, sul singolo punto voterei contro».
Anche sull`Italicum ci sono maldipancia nel Pd: cosa non funziona?
«Tre cose: le liste bloccate, che sono un punto dirimente, la soglia dell`8% per l`ingresso in Parlamento e la legittimazione delle liste civetta».
C`è il rischio del Grande Nominatore di cui parla Bersani?
«Si può discutere di collegio uninominale, doppia preferenza di genere o sistema misto: ma le liste bloccate no, ci si troverebbe con un Senato di secondo grado e una Camera di nominati».
Il patto con Berlusconi non prevede le preferenze…
«Ma non si capisce per quale ragione, dati i rapporti di forza fra noi e Berlusconi, il pallino della trattativa debba stare sul suo tavolo».
C`è un dialogo con il M5S: si potrebbe fare la legge elettorale con loro?
«Renzi ha fatto bene a sollecitare quest`apertura, ma noi, stiamo facendo le riforme istituzionali con Fi, mi sembra difficile fare la riforma elettorale col M5S. Però sarebbe prudente che la legge elettorale venisse fatta prima di tutto con l`accordo della maggioranza che sostiene il governo Renzi».
Cioè anche di voi della minoranza…
«Mi riferisco a Ncd, ad esempio. Per quanto mì riguarda, bisogna impedire che si concretizzi una chiusura oligarghica della democrazia italiana».
Così com`è, l`Italicum lo voterebbe?
«Così com`è, no».
E così però torniamo ai sabotatori…
«Se mancasse il mio voto lo motiverei attraverso un ragionamento politico. Poi che la lettura sia impostata intorno alla dialettica sabotatori-fronda, attiene allo spirito italico di ogni tempo. Se opporsi a una serrata oligarchica significa essere sabotatori, allora sono fiero di essere un sabotatore. Ma ho fiducia nel Pd e nel suo segretario, sono sicuro che non ce ne sarà bisogno…».