Caro Direttore, la ringrazio dello spazio che mi concede per commentare l`articolo sulla legge elettorale di ieri del vice-direttore Fabrizio Forquet.
Seguendo l`invito dell`acuto editorialista, vorrei spiegare ai lettori «ciò che conta» per noi, al di là della rappresentazione. E lo faccio perché non riesco a condividere le accuse di strumentalità che ci vengono rivolte, in giorni in cui stiamo svolgendo una battaglia a viso aperto, cercando di onorare l`articolo 67 della Costituzione, che ricorda ai parlamentari che è loro dovere esercitare il mandato rappresentando anzitutto la Nazione.
L`Italicum ha un grave limite che il Parlamento (dopo il Senato la legge passerà alla Camera) ha il dovere di provare a risolvere e che riguarda le modalità di selezione dei parlamentari. Con i suoi cento capilista bloccati dalle segreterie dei partiti, produrrà un Parlamento con circa il 6o% dei deputati nominati e il rimanente 4o% di eletti con le preferenze. Ma attenzione: le preferenze, volute da Renzi e Berlusconi nel corso di un secondo tagliando del Patto del Nazareno, sono un optional previsto soltanto per chi vince il premio di maggioranza perché una forza che conseguisse il zo% nominerebbe 97 parlamentari, tutti bloccati.
Credo che questo meccanismo, escogitato per soddisfare le esigenze di controllo che Berlusconi vuole continuare a esercitare sul proprio gruppo parlamentare, sia un grave errore soprattutto in considerazione del fatto che siamo impegnati in un processo di riforma del bicameralismo perfetto, che deve proseguire e realizzarsi, in base al quale avremo una sola camera politica, un solo rapporto fiduciario con il governo e un senato delle autonomie composto da eletti di secondo grado. Una sola camera politica, a cui spetterà anche l`elezione degli organi di garanzia costituzionale, e formata, ben oltre la metà dei suoi effettivi, in base alla volontà di 3-4 «grandi nominatori», producendo un evidente squilibrio tra i poteri in favore dell`esecutivo e una vera e propria chiusura oligarchica della nostra democrazia.
 Non a caso il Pd, sia nella campagna elettorale del 2013, sia in quella delle primarie per l`elezione del nuovo segretario, con tutti i suoi candidati, si è sempre impegnato nel superare il principio del parlamento dei nominati con l`obiettivo di restituire ai cittadini lo scettro della scelta dei propri rappresentanti per provare a riparare la frattura che si è aperta tra cittadini e istituzioni. Intendiamoci: il problema è rappresentato dalle proporzioni nominati/eletti previsto dall`Italicum e non dal fatto che sia presente un numero di candidati scelti dal segretario di un partito. È persino giusto riservare una quota della rappresentanza a esponenti della società civile e del mondo delle professioni che con la loro esperienza possano arricchire il Parlamento.
 Sia chiaro: non ci sfuggono i limiti delle preferenze e il sistema preferibile sarebbe stato quello dei collegi uninominali maggioritari medio-piccoli per rinsaldare il rapporto tra cittadini e territorio. Ma questo non è stato possibile per la contrarietà di Forza Italia, e, se l`alternativa è un nuovo parlamento a maggioranza di nominati, allora accediamo «obtorto collo» alle preferenze. Che dovranno essere al massimo due e con alternanza di genere per evitare di ricadere nei guasti della prima Repubblica ricordati da Forquet.
Un`ultima considerazione sul tema della governabilità. Il fatto che Forza Italia, alla vigilia delle elezioni del Presidente della Repubblica (si vedrà poi in seguito) abbia rinunciato a chiedere di assegnare il premio di maggioranza alla coalizione, non ci deve far credere che ciò sia un bene per la democrazia italiana. Non ci saranno più partiti strutturati, ma spazi politici che daranno luogo a listoni eterogenei e incoerenti costretti a stare insieme alla vigilia delle elezioni e che si divideranno dopo il risultato. Aumenteranno così i fenomeni di trasformismo, i ricatti e i bilancini tra le diverse correnti e gruppi di potere. Il punto è che non esistono governabilità garantite per legge: la politica ha un`energia più forte delle regole che provano a disciplinarla e che tanto eccitano le pulsioni regolative dei politologi.
Non ci sfugge la portata di quanto sta avvenendo in questi giorni, ma come è avvenuto tante volte nel nostro Paese, i fenomeni di ristrutturazione del sistema vestono gli abiti del nuovismo e dell`affidamento a una singola personalità condottiera per nascondere lo scheletro della restaurazione, ossia il rimescolamento della palude. Si stanno infatti costruendo le premesse per dare vita a un grande contenitore centrista trasversale, di carattere consociativo e trasformistico, che ha sembianze e ritmi nuovi, ma forme e spartiti antichi. Noi combatteremo questo disegno a viso aperto .e a testa alta, dentro il Pd, con l`orgoglio di starci e il gusto di rimanerci, nella convinzione di difendere i valori di una moderna sinistra riformista e gli interessi della democrazia italiana. Senatore Pd Continuo a credere, al contrario del senatore Gotor, che la legge elettorale proposta dal suo partito, e che il Parlamento si avvia ad approvare, sia una buona riforma, utile al Paese. Il carattere strumentale di molte critiche è confermato dai toni e dalle argomentazioni usate ancora oggi nella polemica interna al Pd.