‘L’articolo di Giovanna Casadio su ‘la Repubblica’ di oggi mi attribuisce tra virgolette una frase che non ho mai pronunciato ne’ in forma pubblica e ne’ privata perche’ non corrisponde per nulla al mio pensiero. Se ritenessi che fosse in corso «una svolta autoritaria pericolosa», peraltro veicolata dal partito di cui faccio parte e dal presidente del Consiglio che sostengo e a cui ho votato la fiducia in Parlamento, non continuerei a lavorare, come sto facendo da oltre sei mesi con il massimo impegno, alla riforma del Senato, che ritengo essere un obiettivo irrinunciabile e da perseguire con la massima determinazione riformatrice possibile’. Lo afferma Miguel Gotor, senatore del Pd. ‘Limitatamente alle modalità di elezione del presidente della Repubblica, per come sono formulate nel testo base della riforma che stiamo modificando e migliorando – continua – ritengo che siano presenti i rischi di una deriva plebiscitaria della democrazia italiana, per il combinato disposto tra la riduzione della platea di elettori da 1007 a 730 e una legge elettorale in fase di elaborazione fortemente caratterizzata in senso maggioritario. Ovviamente, tale eventualità non ha alcuna incidenza sul carattere democratico del nostro ordinamento perché «plebiscitarismo» e «autoritarismo» sono due concetti del tutto differenti che si possono confondere solo se si ha un intento polemico o caricaturale. Tra l’altro – conclude Gotor – posso anticipare che le modalità di elezione del presidente della Repubblica, rispetto al testo base del Governo, saranno modificate proprio grazie all’accoglimento e al rafforzamento di un emendamento che ho presentato nei giorni scorsi insieme con una ventina di senatori del Pd, evidentemente perché le preoccupazioni espresse sono state giudicate fondate’.
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