‘Non si può avere un Senato con eletti di secondo grado e una maggioranza di nominati alla Camera. Noi leali a Renzi, ma la prova del budino sarà lì’
«Il clima da saloon non aiuta le riforme».
Di chi è la colpa se la riforma costituzionale finisce in rissa, senatore Miguel Gotor?
«Sbaglia il governo a pensare di fare le riforme di notte, con l`Aula abbandonata dalle opposizioni. Ma queste fibrillazioni sono anche frutto di un cambiamento di fase».
 Rotto un patto, se ne fa un altro?
«Se andiamo avanti con gufi e sorci verdi da un lato e con derive autoritarie dall`altro, il processo riformatore rischia di bloccarsi. E sarebbe controproducente, per il governo e per il Pd. Siamo tutti sulla stessa barca. Spero che il mese che ci separa dal voto finale rassereni il clima e aiuti a individuare i punti da tarare meglio».
Darete battaglia?
«Bisogna recuperare un po` di realismo se si vuole per davvero fare le riforme. Fino a oggi il baricentro era il patto del Nazareno, il rapporto esclusivo con Berlusconi e Verdini utilizzato come una dava da parte di Renzi. Anche contro di noi. Il premier usava quella rendita di posizione per dividere il Pd e usava la minoranza Pd per tenere a bada Berlusconi».
Come uscire dal cul de sac?
«Trovando un nuovo baricentro riformatore, che parta dall`unità del Pd. Renzi ha il dovere di cercarla riprendendo il dialogo con le opposizioni, Berlusconi compreso. Non però nella posizione esclusiva e a tratti ricattatoria del patto del Nazareno».
Orfini ironizza: contestavate il patto e ora dite che fare le riforme senza Berlusconi è brutto?
«Abbiamo sempre detto che le opposizioni vanno coinvolte, ma che il problema era nel concetto di patto, una camicia di forza che rischia di scolorire l`identità del Pd e di esaltare la disponibilità al trasformismo di una parte del gruppo dirigente, sedicente giovane».
Come si riparte dal Pd, se continuate a litigare?
«Se Renzi abbandona il giorno per giorno e guarda al medio periodo, non dividendo ma unendo, ho fiducia che possa accadere. Non possiamo passare dal patto del Nazareno al patto del trasformismo. Esiste un`altra via che Renzi ha il dovere di percorrere, a partire dall`unità del Pd».
 Quando le opposizioni gli hanno dato del «bullo» voi bersaniani non lo avete difeso
«Sono nervosismi propri di una fase di assestamento. Dovremmo anche dire che il Titolo V nel 2001 e il federalismo nel 2005, due riforme costituzionali caratterizzate da troppa fretta e da spallate di maggioranza, non sono state memorabili. Il governo e il Pd farebbero bene a non ripetere gli stessi errori. Non possiamo definire un tipo di democrazia oligarchico, dove pochi decidono e si autopromuovono tra loro».
Governo oligarchico?
«Alla crisi di legittimità della politica non si risponde chiudendosi in un fortino, per quanto carismatico e lideristico, ma spalancando le porte. 11 rinvio a marzo del voto finale ci deve servire a costruire un nuovo baricentro politico. Sia alla Camera sia al Senato c`è una maggioranza che può tenere unito tutto il Pd e gran parte delle opposizioni, compreso un pezzo di Forza Italia».
I «ribelli» del Senato voteranno le riforme?
«Non può esserci un Senato composto da eletti di secondo grado e, contemporaneamente, una legge elettorale che prevede una maggioranza di nominati. Bisogna intervenire. La prova del budino sarà lì. I nominati interessavano a Berlusconi, sono il cuore del patto Verdini style. La prova che il patto è rotto si avrà quando si invertiranno le proporzioni tra nominati ed eletti nell`Italicum».
 La minoranza bersaniana al Senato è determinante.
«Renzi può contare in pieno sulla nostra lealtà e volontà riformatrice».