Inaccettabili gli scambi voluti dal Pdl e Pier Luigi non entrerebbe in un’alleanza di tutti i partiti
Bersani non è a fine corsa. «Non ha rinunciato all`incarico e non mi risulta che Napolitano gli abbia chiesto di rinunciare. L`esito delle consultazioni è definito ‘non risolutivo’. Che non vuol dire negativo».
Miguel Gotor, senatore da un mese, storico, autore di un premiato volume sulle lettere di Moro. E membro da qualche tempo del circolo ristretto del segretario del Partito democratico.
Perché il colloquio è andato avanti per un`ora e mezza?
«La matassa da sciogliere resta ingarbugliata. Ma credo che Napolitano abbia pienamente compreso la serietà del lavoro svolto da Bersani in questa settimana». Nessun contrasto, né divergenti visioni?
«Ritengo che Napolitano e Bersani stiano giocando una partita comune, nell`interesse dell`Italia». Come ha spiegato Bersani le «preclusioni» e lé «condizioni inaccettabili che ha incontrato»? «Ci è stato proposto dal Pdl uno scambio: avrebbero sostenuto il governo per avere il diritto di indicare il presidente della Repubblica».
Bersani ha detto no.
«C`era un problema di correttezza istituzionale: non possono emergere nomi decisi dalla trattativa tra leader, al di fuori della dinamica parlamentare. Tra l`altro, i leader non possono ga- Chi e Storico Miguel Gotor, 41 anni, insegna Storia moderna a Torino. Senatore del Pd, è stato consulente elettorale di Bersani rantire l`esito finale». E adesso? «Confidiamo nella saggezza del presidente della Repubblica Il Paese non ha bisogno né di governicchi né governissimi». Sempre più complicato. «Vedo tre pilastri. Si deve fare un governo di cambiamento. Si deve eleggere un presidente della Repubblica condiviso, che nessuno imponga dall`alto. E poi, pilastro maggiore, una Convenzione per le riforme».
Per fare cosa?
«Per fare in tempi certi ciò che diciamo da tempo: toccare l`architettura costituzionale, ridurre i parlamentari, cambiare legge elettorale». Con la partecipazione di tutti? «Con la partecipazione e la responsabilizzazione di tutte le forze politiche».
Se anche la maggioranza a sostegno del governo fosse così ampia, non sarebbe un «governissimo»?
«Il programma di governo può allargarsi, ma a partire dagli ‘8 punti’ di Bersani. Bersani non entrerebbe in una maggioranza, con il Pdl perché quel partito ha dimostrato di non saper operare per il cambiamento necessario». Parliamo di un nuovo governo tecnico? «Le consultazioni di Bersani non hanno espresso favore per un governo tecnico. Anzi, ci sarebbe più consenso per un governo politico». Bersani può ancora avere un ruolo da protagonista? «Bersani è ancora saldamente in scena. Ma la sua proposta non ha un tratto personale, è il segretario del Pd».
Adesso, che succede nel Pd?
«Si continuano a seguire gli eventi attorno alla proposta Bersani. Il film non è cambiato».
Miguel Gotor, senatore da un mese, storico, autore di un premiato volume sulle lettere di Moro. E membro da qualche tempo del circolo ristretto del segretario del Partito democratico.
Perché il colloquio è andato avanti per un`ora e mezza?
«La matassa da sciogliere resta ingarbugliata. Ma credo che Napolitano abbia pienamente compreso la serietà del lavoro svolto da Bersani in questa settimana». Nessun contrasto, né divergenti visioni?
«Ritengo che Napolitano e Bersani stiano giocando una partita comune, nell`interesse dell`Italia». Come ha spiegato Bersani le «preclusioni» e lé «condizioni inaccettabili che ha incontrato»? «Ci è stato proposto dal Pdl uno scambio: avrebbero sostenuto il governo per avere il diritto di indicare il presidente della Repubblica».
Bersani ha detto no.
«C`era un problema di correttezza istituzionale: non possono emergere nomi decisi dalla trattativa tra leader, al di fuori della dinamica parlamentare. Tra l`altro, i leader non possono ga- Chi e Storico Miguel Gotor, 41 anni, insegna Storia moderna a Torino. Senatore del Pd, è stato consulente elettorale di Bersani rantire l`esito finale». E adesso? «Confidiamo nella saggezza del presidente della Repubblica Il Paese non ha bisogno né di governicchi né governissimi». Sempre più complicato. «Vedo tre pilastri. Si deve fare un governo di cambiamento. Si deve eleggere un presidente della Repubblica condiviso, che nessuno imponga dall`alto. E poi, pilastro maggiore, una Convenzione per le riforme».
Per fare cosa?
«Per fare in tempi certi ciò che diciamo da tempo: toccare l`architettura costituzionale, ridurre i parlamentari, cambiare legge elettorale». Con la partecipazione di tutti? «Con la partecipazione e la responsabilizzazione di tutte le forze politiche».
Se anche la maggioranza a sostegno del governo fosse così ampia, non sarebbe un «governissimo»?
«Il programma di governo può allargarsi, ma a partire dagli ‘8 punti’ di Bersani. Bersani non entrerebbe in una maggioranza, con il Pdl perché quel partito ha dimostrato di non saper operare per il cambiamento necessario». Parliamo di un nuovo governo tecnico? «Le consultazioni di Bersani non hanno espresso favore per un governo tecnico. Anzi, ci sarebbe più consenso per un governo politico». Bersani può ancora avere un ruolo da protagonista? «Bersani è ancora saldamente in scena. Ma la sua proposta non ha un tratto personale, è il segretario del Pd».
Adesso, che succede nel Pd?
«Si continuano a seguire gli eventi attorno alla proposta Bersani. Il film non è cambiato».