Italicum e Senato, intervenire si può
«Basta con le schermaglie, con la propaganda e i puntigli. Renzi metta da parte la retorica dei gufi e dei frenatori e cambi passo. Prenda atto che il patto del Nazareno è finito e unisca il Pd per cambiare riforma del Senato e legge elettorale». Miguel Gotor è uno degli esponenti della minoranza del Pd più agguerriti.
Ma il patto del Nazareno è finito davvero?
«Sussiste un ambito economico-finanziario, che tutela gli interessi di Berlusconi: si è capito quando ha votato l`Italicum, in modo politicamente irragionevole, 24 ore prima delle urne per il presidente. Ma dal punto di vista politico, il patto ha subito un colpo».
Con che conseguenze?
«Il patto è stato usato, da una parte come una dava contro di noi, per dare le botte in testa alla minoranza pd; dall`altra, come spauracchio per Berlusconi. Renzi ci ha sempre detto: sono d`accordo con voi, ma l`accordo con Berlusconi mi impedisce di intervenire sulle riforme. Bene, ora decida: o recupera il patto oppure, se questo è finito, non può pensare di riformare la Costituzione facendo a meno di noi e raccattando i voti sparsi dei verdiniani».
Se l`accordo non si trova, voi vi trovereste a votare, contro la riforma, insieme a Berlusconi. Un patto del «diavolo», altro che del Nazareno. Non sarebbe imbarazzante votare al suo fianco?
«Ma non c`è nessun serio riformista in Italia che pensa che Berlusconi sia il diavolo. Questa è una caricatura: c`è il massimo rispetto per la persona e la storia politica. Le riforme della Costituzione vanno fatte coinvolgendo l`opposizione: è l`idea di patto che non andava. Quindi il punto non è votare insieme a Berlusconi, a favore o contro la riforma. Il punto è che il Pd deve essere unito e deve essere all`altezza delle sue responsabilità».
Però Renzi, Boschi e Serracchiani non lasciano aperti spiragli.
«C`è ancora spazio per riprendere l`iniziativa politica e trovare una sintesi».
Cosa si deve cambiare?
«Riforma del Senato e legge elettorale vanno viste nell`insieme, perché modificano gli equilibri democratici e la forma di governo. Non può funzionare un Senato composto da eletti di secondo grado e una futura sola Camera politica composta a maggioranza di nominati. È inutile che Renzi continui a sparigliare per nascondere questa relazione. Per questo diciamo che se non cambia la riforma del Senato, l`Italicum così com`è non si può votare».
Ma se la Camera cambia la legge elettorale, poi deve tornare al Senato e rischia.
«È un ragionamento falso e offensivo nei nostri confronti. Intervenendo sui capilista nominati, ci sarebbe tranquillamente l`unità del Pd e una buona maggioranza».
La minoranza si riunisce il 14, con Area Riformista, e poi il 21 marzo. Lo spauracchio della scissione c`è ancora?
«No, sono voci assurde. La sinistra del Pd deve restare dentro il partito per evitare un possibile esito del disegno di Renzi».
Quale disegno?
«Quello di un Pd neocentrista pigliatutto, con due minoranze radicali urlanti: Sakini da una parte, Landini Un Pd così, diventerebbe un luogo consociativo e un fattore di trasformismo: alla fine, di conservazione. La democrazia respira con due grandi polmoni, non con un grande centro che pensa di prendersi tutto».
Ma il patto del Nazareno è finito davvero?
«Sussiste un ambito economico-finanziario, che tutela gli interessi di Berlusconi: si è capito quando ha votato l`Italicum, in modo politicamente irragionevole, 24 ore prima delle urne per il presidente. Ma dal punto di vista politico, il patto ha subito un colpo».
Con che conseguenze?
«Il patto è stato usato, da una parte come una dava contro di noi, per dare le botte in testa alla minoranza pd; dall`altra, come spauracchio per Berlusconi. Renzi ci ha sempre detto: sono d`accordo con voi, ma l`accordo con Berlusconi mi impedisce di intervenire sulle riforme. Bene, ora decida: o recupera il patto oppure, se questo è finito, non può pensare di riformare la Costituzione facendo a meno di noi e raccattando i voti sparsi dei verdiniani».
Se l`accordo non si trova, voi vi trovereste a votare, contro la riforma, insieme a Berlusconi. Un patto del «diavolo», altro che del Nazareno. Non sarebbe imbarazzante votare al suo fianco?
«Ma non c`è nessun serio riformista in Italia che pensa che Berlusconi sia il diavolo. Questa è una caricatura: c`è il massimo rispetto per la persona e la storia politica. Le riforme della Costituzione vanno fatte coinvolgendo l`opposizione: è l`idea di patto che non andava. Quindi il punto non è votare insieme a Berlusconi, a favore o contro la riforma. Il punto è che il Pd deve essere unito e deve essere all`altezza delle sue responsabilità».
Però Renzi, Boschi e Serracchiani non lasciano aperti spiragli.
«C`è ancora spazio per riprendere l`iniziativa politica e trovare una sintesi».
Cosa si deve cambiare?
«Riforma del Senato e legge elettorale vanno viste nell`insieme, perché modificano gli equilibri democratici e la forma di governo. Non può funzionare un Senato composto da eletti di secondo grado e una futura sola Camera politica composta a maggioranza di nominati. È inutile che Renzi continui a sparigliare per nascondere questa relazione. Per questo diciamo che se non cambia la riforma del Senato, l`Italicum così com`è non si può votare».
Ma se la Camera cambia la legge elettorale, poi deve tornare al Senato e rischia.
«È un ragionamento falso e offensivo nei nostri confronti. Intervenendo sui capilista nominati, ci sarebbe tranquillamente l`unità del Pd e una buona maggioranza».
La minoranza si riunisce il 14, con Area Riformista, e poi il 21 marzo. Lo spauracchio della scissione c`è ancora?
«No, sono voci assurde. La sinistra del Pd deve restare dentro il partito per evitare un possibile esito del disegno di Renzi».
Quale disegno?
«Quello di un Pd neocentrista pigliatutto, con due minoranze radicali urlanti: Sakini da una parte, Landini Un Pd così, diventerebbe un luogo consociativo e un fattore di trasformismo: alla fine, di conservazione. La democrazia respira con due grandi polmoni, non con un grande centro che pensa di prendersi tutto».