‘Io credo ci sia un nesso tra la vicenda di Marco Biagi, che riassume la storia di un Paese malato di faziosità e di intolleranza, e l’episodio, se possibile ancora più grave, di oscurantismo violento, di violenta intolleranza nei confronti delle idee, delle opinioni religiose, della stessa cultura altrui, che ieri a Tunisi ha fatto venti vittime, che oggi piangiamo’. Lo ha detto Pietro Ichino (Pd) nell’aula del Senato, per ricordare Marco Biagi. ‘Ad uccidere Marco Biagi – ha proseguito Pietro Ichino – fu certo soltanto la mano assassina dei terroristi, ma a fare di lui un bersaglio fu uno scontro politico durissimo sulle questioni del lavoro. Dobbiamo anche al sacrificio di Marco Biagi se il Paese oggi sta guarendo da quella malattia mortale, anche se, come vediamo, quella malattia ci assedia intorno ai nostri confini. La faziosità è essenzialmente figlia della paura e si supera anche con una testimonianza di disinteresse personale e di spirito di servizio e di sacrificio che induca gli interlocutori a comprendere intuitivamente la necessità del confronto. Questa è la testimonianza che Marco Biagi ha dato al massimo grado. Oggi tutti sono costretti a riconoscere che la legge Biagi, accusata inconsultamente di essere la causa della diffusione del precariato nel nostro Paese, in realtà non ha istituito alcun rapporto di lavoro precario che non esistesse e ne ha semmai imposto una disciplina più compiuta, per certi aspetti persino più restrittiva. Discutere di quelle idee con rispetto, respingendo ogni tentazione di chiusura preventiva del dibattito, è un dovere civile e morale per chiunque abbia a cuore il progresso sociale e la stessa democrazia. La battaglia contro il terrorismo – ha concluso Pietro Ichino – si vince anche in questo modo’.

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