“La tennistavolista Nikoleta Stefanova, prima italiana nel ranking mondiale femminile, al centocinquantesimo posto, è stata esclusa dalle convocazioni per le qualificazioni alle Olimpiadi 2016 a Rio perchè non ha seguito il programma di allenamenti predisposti dalla federazione sportiva di appartenenza, in ragione della maternità. Non è stato il solo caso ma ben si presta ad essere assunto a titolo esemplificativo di una situazione piuttosto diffusa. Dove finisce il limite del dilettantismo ed inizia quello del professionismo sportivo?”. Lo dichiara la senatrice del Pd Josefa Idem, componente della commissione Istruzione di Palazzo Madama e prima firmataria di un’interrogazione al Governo.
“A Stefanova nonostante la maternità – spiega – è stato chiesto di partecipare al programma di allenamenti federale, pena l’esclusione dalle convocazioni olimpiche, pur essendo la sua attività ritenuta dilettantistica. Da qui l’esistenza di un cortocircuito palese: da una parte, dalle federazioni, è richiesto che allenamenti e gare siano di fatto di tipo professionistico, dall’altra tale attività è riconosciuta formalmente come dilettantistica (ovvero non regolata dalla legge 81 del 1991 che prevede tutta una serie di tutele per i professionisti come per esempio la maternità). Nel caso Stefanova, poi – prosegue Idem – la discrezionalità federale nelle convocazioni per le qualificazioni olimpiche è sembrata poter prescindere dai meriti sportivi conseguiti dall’atleta in base alle prestazioni. La distinzione vigente tra dilettantismo e professionismo sportivo è, ormai, superata dai fatti – conclude l’esponente Pd – e non risponde alle esigenze di atleti che svolgono l’attività sportiva con carattere di continuità e a livello internazionale, rappresentando l’Italia. Bisognerebbe utilizzare il criterio della prevalenza dell’attività per determinare chi fa sport per professione”.


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