“Ho appena depositato in Senato un disegno di legge per la riforma della formazione della professione medica, che contiene importanti novità soprattutto per i giovani. E’ il frutto di un lungo lavoro di dialogo con tutti i soggetti interessati, che come PD proponiamo al confronto parlamentare”. Lo dice la senatrice del PD Paola Boldrini, vicepresidente della Commissione Sanità. “Il punto di partenza della proposta – spiega Paola Boldrini – è che nell’ottica dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza si deve rafforzare la medicina territoriale. Nel ddl si prevede che la formazione dei medici di medicina generale sia ricondotta ad una scuola di specializzazione in medicina generale e cure primarie, prevedendo così di potenziare le cure primarie rendendo strutturale il contributo delle università, in partnership con la rete formativa integrata tra università e aziende sanitarie territoriali e delle strutture assistenziali. Questo per ricomporre l’estrema eterogeneità del quadro formativo attuale e per rafforzare il profilo dei medici di base che, nel nuovo sistema incentrato sulla maggiore prossimità, saranno sempre più centrali. Il secondo obiettivo che si prefigge il disegno di legge è di riformare l’inquadramento dei medici specializzandi, definendo per loro un rapporto di lavoro nell’alveo della contrattazione della dirigenza medica e della medicina generale”. “Per medici già abilitati che già lavorano mentre si specializzano, come di fatto avviene, crediamo non si debba più parlare di borse di specializzazione, ma di contratto di formazione lavoro, con più tutele sul fronte del diritto del lavoro, della retribuzione e previdenziali. Il terzo obiettivo fondamentale è il superamento del cosiddetto ‘imbuto formativo’, con il progressivo riallineamento tra numero di laureati in medicina e la possibilità di accesso alla formazione post laurea. E’ chiaro che si tratta di obiettivi ambiziosi da raggiungere in modo progressivo, ma è necessario cominciare a riflettere su punti essenziali anche nella formazione, al momento medica ma che dovrà necessariamente essere rivista anche nelle altre professioni sanitarie, per un futuro del Ssn che non può rimanere radicato nel passato, ma avere uno sguardo nel futuro”, conclude Boldrini.


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