‘E’ necessario che nell’ambito della Legge di Stabilità il Governo definisca, in modo esplicito, il livello di finanziamento alla spesa sanitaria cui concorre lo Stato in modo da garantire la copertura del mancato introito di 2 miliardi derivante dai ticket bocciati con l’applicazione della sentenza della Corte Costituzionale. In sostanza il fondo sanitario 2014 deve salire a 109,9 miliardi, altrimenti resterà in vigore lo stanziamento di 107,9 miliardi della vecchia legge di stabilità e i conti, le Regioni, dovranno farli con quella cifra non con i 109,9 miliardi promessi’. Così la senatrice Nerina Dirindin, capogruppo PD in commissione Sanità, che su questo annuncia la presentazione di un Ordine del Giorno a firma di tutta la Commissione Sanità del Senato. ‘Sul tema- prosegue la senatrice Dirindin – l’impegno del governo è stato ribadito più volte dal ministro Saccomanni e dalla stessa ministro Lorenzin ma non si capisce perché finora non è stato tradotto in una tabella o in una riga nella legge di stabilità che lo sancisca in modo chiaro e senza equivoci. Perché – aggiunge Dindin – una cosa è far rientrare in bilancio qualche decina di milioni di euro, manovre del genere sono prassi in tutte le leggi di bilancio dello Stato, un’altra è aggiustare una posta che vale 2 miliardi di euro’. La preoccupazione espressa dalla senatrice PD è che: ‘Di fronte a una reale emergenza dei conti pubblici, alla fine anche i più sentiti impegni vengano elusi in nome della stabilità e del rispetto dei bilanci. Non vorrei, ad esempio, che, magari in sede di spending review o addirittura del Patto per la salute (che non ha competenze in materia di determinazione del fabbisogno sanitario da finanziare a carico dello Stato), venisse fuori che quei 2 miliardi in realtà non servono più perché assorbibili da nuove misure di risparmio del comparto sanitario. Naturalmente se tali misure fossero realizzabili senza intaccare i livelli di assistenza ben vengano. Ma allora mi chiedo, se così fosse, perché non dichiararlo alla luce del sole’, conclude Nerina Dirindin