Testo firmato da quasi 30 senatori Pd, Sel, Gal, M5S. Governo si impegni per attuazione 194/78 e rispetto diritti donne. Investire in consultori, prevenzione, interruzione farmacologca
Un impegno straordinario del governo per garantire il rispetto e la piena applicazione della legge 194/78, alla luce dei dati dell’ultimo Relazione del ministero della Salute che illustrano una situazione in cui ‘non viene garantito, nei fatti, in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale il diritto alla salute delle donne, nel riconoscimento della loro libera scelta’. E’ questo il senso di una mozione che la senatrice del Pd Laura Puppato ha presentato a Palazzo Madama e che è stata sottoscritta dai senatori democratici Stefano Esposito, Laura Cantini, Valeria Fedeli, Patrizia Manassero, Lucrezia Ricchiuti, Maria Spilabotte, Fancesca Puglisi, Camilla Fabbri, Donatella Mattesini, Nicoletta Favero, Stefania Pezzopane, Sergio Lo Giudice, Miguel Gotor, Isabella De Monte, Nerina Dirindin, Donatella Albano, Monica Cirinnà, Giorgio Pagliari, Felice Casson, Mario Morgoni, Elena Ferrara e Magda Zanoni, dalla capogruppo di Sel Loredana De Pretis e dai senatori del M5S Paola De Pin, Adele Gambaro e Cristina De Pietro e da Lucio Barani (Gal). La mozione chiede all’Esecutivo un impegno tempestivo per far funzionare i consultori, investire sulla prevenzione e soprattutto ‘contemperare il diritto all’obiezione di coscienza dei medici con quello delle donne all’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza’. ‘L’ultima Relazione sullo stato di attuazione della legge 194 – spiega Puppato nella mozione – riporta, tra le altre informazioni, i dati definitivi 2010 sull’obiezione di coscienza di ginecologi, anestesisti e personale non medico, dai quali si evince che ben il 69,3% dei ginecologi del servizio pubblico è obiettore di coscienza. In pratica quasi sette medici ginecologi su dieci è obiettore, in una tendenza che appare inoltre in continua crescita. Ad eccezione della Valle d’Aosta, dove i ginecologi obiettori sono solamente il 16,7%, le percentuali regionali non scendono mai al di sotto del 51,5%. I dati medi aggregati per Nord, Centro, Sud e Isole indicano percentuali di ginecologi obiettori di coscienza pari rispettivamente al 65,4%; 68,7%; 76,9%; 71,3%. In particolare le Regioni dove l’obiezione è più alta sono le seguenti: Lazio 91%, Puglia 89%, Molise 85.7%, Campania 83.9%, Alto Adige 81.3% e Sicilia 80.6%. L’associazione LAIGA (Libera Associazione Italiana dei Ginecologi per l’Applicazione della legge 194) ha svolto un proprio monitoraggio rilevando, per esempio, nella regione Lazio, come in ben 10 strutture pubbliche su 31 non sia nemmeno più possibile accedere alle interruzioni di gravidanza. La stessa associazione ha evidenziato inoltre il rischio reale che, nell’arco dei prossimi 5 anni, resti operativo un numero di medici non obiettori non superiore a 150 per tutto il territorio nazionale. Le donne si trovano così a dover migrare in altre regioni o addirittura all’estero, mentre torna ad emergere il ricorso all’aborto clandestino che la 194 aveva debellato. Nel 2012 sono 188 i procedimenti penali aperti per violazione della legge n. 194, spesso contro insospettabili professionisti che agivano nei loro studi medici. Eppure l’obiezione di coscienza è infatti un diritto della persona ma non della struttura, che ha anzi l’obbligo di erogare le prestazioni sanitarie garantite dalla legge. Per questo chiedo al Senato di impegnare il governo a dare piena attuazione alla legge 194, valorizzando e ridando piena centralità ai Consultori quale rete di sostegno e di prevenzione; a garantire un riequilibrio del personale medico e infermieristico, come peraltro previsto all’articolo 9 della legge, attraverso la mobilità del personale, che preveda almeno il 50 per cento di personale non obiettore; ad attivarsi perché l’IVG farmacologica sia proposta come opzione alle donne; a promuovere la conoscenza dei diritti in tema di contraccezione di emergenza, anche tramite adeguate azioni informative sull’esclusione del diritto all’obiezione di coscienza per i farmacisti; a prevedere azioni di prevenzione dell’interruzione volontaria di gravidanza mediante attività di educazione alla tutela della salute e di informazione sulla contraccezione nelle scuole di ogni ordine e grado’.

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