Non ho alcun timore a dire che sono credente nè che il mio metodo di lavoro è laico
Un ‘marziano’, l`ha definito Gianni Alemanno. L`aggettivo è subito piaciuto a Ignazio Marino, il candidato sindaco di Roma per il centrosinistra. «Io sono il marziano che cambierà questa città», ha detto dopo la vittoria alle primarie. Nato a Genova 58 anni fa, chirurgo di fama internazionale, senatore dal 2006 (prima indipendente Ds e poi Pd), presidente della Commissione d`inchiesta sul servizio sanitario nazionale, ha ottenuto oltre il 50 per cento delle preferenze. Formazione cattolica, credente e difensore dei diritti civili, criticato perché «schiacciato a sinistra», ha sbaragliato avversari più favoriti ai nastri di partenza. Come David Sassoli, sostenuto da gran parte del Pd romano, e il veltroniano Paolo Gentiloni, che aveva ricevuto l`endorsement di Matteo Renzi. Adesso l`ex senatore (si è subito dimesso) se la vedrà con lo stesso Alemanno, l`imprenditore Alfio Marchini, il candidato di M5s Marcello De Vito e l`esponente della sinistra radicale Sandro Medici. «Vorrei una città che tutti invidiano e dove vorremmo far crescere i nostri figli», ha detto Marino. Per far ripartire la Capitale propone l`arte e l`archeologia, la ricerca e l`innovazione e il settore agroalimentare. I costruttori devono ristrutturare il patrimonio edilizio esistente e inutilizzato, basta consumo di suolo. E ancora: mobilità su ferro, piste ciclabili, discarica di Malagrotta da chiudere. In giorni concitati, mentre ritiene impossibile un governo «con chi si è reso responsabile del declino morale ed economico del Paese negli ultimi vent`anni», il candidato sindaco di Roma si racconta a left.
Professor Marino è riuscito a dormire la notte dopo la vittoria alle primarie?
Sì. E molto bene. Sono abituato a dormire in ogni luogo e in ogni momento. Per oltre 25 anni mi sono dedicato alla chirurgia del trapianto del fegato, un lavoro complesso, gratificante ma stressante che spesso si deve eseguire nelle ore notturne. E allora bisogna cogliere ogni attimo per riposarsi.
E ha fatto anche un bel sogno?
Quella notte ho sognato un b el viaggio in mare, che amo molto. Quel mare che a Roma c`è, anche se in tanti lo dimenticano.
Roma, dunque. Dove si è trasferito a 14 anni. Come ha vissuto l`adolescenza?
Sono arrivato nel 1969, mi sono iscritto al liceo classico Tasso, poi ho frequentato l`università Cattolica dove mi sono laureato in Medicina e chirurgia per specializzarmi in Chirurgia generale e vascolare. In quegli anni avevo un sogno. All`epoca noi ragazzi eravamo colpiti dai progressi della tecnologia: il primo trapianto di cuore nel `67 eseguito da Christian Barnard così come i primi passi dell`uomo sulla Luna nel `69. Furono anni di grande esplosione della conoscenza.
Fu allora che decise di iscriversi a Medicina?
Sì e poiché per temperamento sono impaziente e amo la sfida, volevo occuparmi di chirurgia dei trapianti. C`erano solo due uomini che si occupavano di trapianto del fegato, quello più difficile. Erano considerati dei visionari ma io volevo dedicarmi a quella chirurgia. Passai alcuni anni al Policlinico Gemelli, in tempi di particolare intensità (c`era il terrorismo) in cui mi è accaduto diverse volte, nelle guardie al pronto soccorso, di curare persone ferite in conflitti a fuoco. Poi andai a Cambridge e a Pittsburgh, unici centri in Europa e negli Usa dedicati a questa tecnica di trapianto. In seguito ne ho diretto uno negli Stati Uniti e ne ho fondato un altro in Italia, in Sicilia.
Negli anni di piombo che rapporto aveva con la politica?
Il mio impegno sociale si rivolgeva soprattutto allo scoutismo. Erano anni di grande cambiamento. Esistevano due associazioni: una era l`Agi, associazione guide italiane, delle ragazze, e l`altra degli scout italiani. Il nostro fu tra i primi gruppi che si orientarono verso la coeducazione, che all`inizio non venne accolta molto bene dalla Chiesa e che poi invece fu uno straordinario successo. Oggi infatti l`associazione si chiama Agesci, associazione guide e scout italiani. Al di là dello scoutismo, conservo però immagini nitide di certi momenti della storia del nostro Paese. Ricordo che ero nel reparto di Emodialisi del Policlinico Gemelli con pazienti con rene artificiale il giorno in cui, a poche centinaia di metri da lì, ci fu il rapimento di Moro.
Nel 2006 scelse di candidarsi come indipendente nei Ds. Qual è stata la molla?
È stata una decisione molto contrastata, soprattutto nella mia famiglia (ride) da cui ho avuto allora e anche adesso zero incoraggiamenti. Quello che mi ha portato a decidere è il senso della sfida a voler cambiare le cose. Un`idea che c`è già nel mio lavoro di chirurgo: trapiantare un organo sano al posto di uno malato. L`idea di cambiare le cose nella nostra società è anche un grande onore. Ricordo come una grande soddisfazione, da senatore insediato da poco, quando nel 2007 riuscii a far votare una legge che stanziava una somma molto importante, 180 milioni di euro all`anno per dieci anni, per indennizzare i pazienti vittime di una trasfusione di sangue infetto da cui avevano contratto malattie come l`epatite C, l`epatite B o addirittura l`Aids. Oppure l`inchiesta sugli ospedali psichiatrici giudiziari che ha portato alla loro chiusura, di cui proprio adesso verranno definiti i tempi e le modalità.
A febbraio è stato eletto senatore e i118 marzo ha depositato le firme per poter correre per le primarie a sindaco di Roma. Perché questo cambiamento repentino?
Nessun cambiamento repentino. In realtà quello che è accaduto è legato allo spirito di servizio che ho avuto sia come chirurgo sia nella mia attività politica. C`era un processo iniziato già durante la campagna elettorale. Durante quei mesi in molti mi chiedevano l`impegno alla candidatura a sindaco di Roma. Poi dopo le elezioni, le pressioni sono state davvero più che quotidiane e in tantissimi mi hanno chiesto di candidarmi. Le firme sono state depositate l`ultimo giorno perché su questa candidatura ho riflettuto tanto.
Per quale motivo?
Mi chiedevo se io fossi una persona adatta, o riconosciuto dai romani adatto, a questo ruolo. Poi alla fine sono stato richiamato a un senso di responsabilità da tantissimi cittadini e anche da singole autorevoli personalità. Quello è stato l`elemento che mi ha fatto cedere.
Chi sono le persone molto autorevoli?
Persone non del partito, di cui non voglio dire i no- mi così, per riservatezza. Intellettuali. Alcuni, come Stefano Rodotà, con cui ne parlai a lungo, hanno sostenuto il mio nome pubblicamente.
Dietro alla sua candidatura c`è anche Goffredo Bettini, una sorta di deus ex machina, il cui nome è legato anche alle precedenti amministrazioni di Rutelli e di Veltroni.
Goffredo Bettini è una persona che conosce Roma ed è uno degli uomini, come lei ha detto, che è stato punto di riferimento di sindaci come Rutelli e Veltroni. Non ho subìto pressioni da Bettini. Solo che, quando decisi di candidarmi, ne parlai anche con lui dal momento che aveva indicato lui stesso la possibilità di candidarsi.
Lei è consapevole di tutto quello che accade a Roma, che si potrebbe definire un magma della sinistra in ebollizione?
Le racconto qualcosa che secondo me mi protegge da quello che lei definisce un ‘magma’. Nella mia formazione di chirurgo in sala operatoria ero capace di eliminare completamente dalla mia mente qualunque altro pensiero che non fosse quello di salvare in quel momento una vita umana. Ora mi comporto nello stesso modo. Posso sembrare forse un ingenuo ma non ho la più pallida idea di quello che si muove nel mondo delle correnti del partito, a Roma o in Italia. Non saprei neanche a chi fare riferimento se volessi delle informazioni. In questi anni passati come presidente della commissione d`inchiesta sul servizio sanitario nazionale mi sono sempre mosso con estrema indipendenza e libertà di pensiero.
Veniamo ai suoi avversari. Lei teme di più Alfio Marchiasi o il sindaco uscente Alemanno?
Sono molto interessato a incontrare Alfio Marchini che non conosco personalmente. Non lo temo. Perché sinceramente non temo nessuno. Penso che il sindaco in carica abbia certamente una visibilità che lo rende un competitore più importante rispetto ad Alfio Marchini, ma credo che sia anche molto indebolito dalla squadra che lo ha circondato. Il fatto che ci siano stati molti scandali e di recente addirittura l`arresto del tesoriere della sua campagna elettorale del 2008, è una ferita molto grave. Comunque è inopportuno che il sindaco, nel momento in cui lei ed io parliamo, abbia in corso un lungo consiglio comunale – l`ultimo – dedicato a decisioni che potrebbero portare a una nuova cementificazione dell`agro romano. Esattamente l`opposto di quello che prevedo io. Altrettanto inopportuno che nei prossimi giorni Alemanno voglia disattendere la volontà popolare sull`acqua pubblica – ricordo che sono stato il primo a difendere il sì al referendum, seguito dal mio partito – e consegnare la maggioranza nel Consiglio di amministrazione ai privati.
Non c`è ancora una squadra per il Campidoglio anche se lei ha annunciato la novità di una giunta paritaria, stesso numero di donne e uomini. Cosa risponde a chi sostiene che non ha molta esperienza da amministratore?
Rispondo che ho diretto istituti per il trapianto e per la ricerca con un bilancio annuale di alcune centinaia di milioni di euro. Certo, non sono le stesse somme che deve gestire il sindaco di Roma. Però se alla fine dell`anno non avessi portato i risultati, l`università americana avrebbe potuto dirmi «è stato un piacere, ma lei ha sbagliato le proprie scelte» e salutarmi così. Forse mi aiutano anche le origini genovesi (ride). Ogni anno ai bambini in prima elementare veniva regalato un salvadanaio della cassa di Risparmio …
Si dice che l`inquilino del Campidoglio debba essere gradito Oltretevere. Come vede il suo rapporto, se sarà sindaco, con il Vaticano?
Le dico qualcosa di non personale e di personale. Nel primo caso io credo che Roma, oltre all`orgoglio di essere una capitale internazionale, deve essere pienamente consapevole di essere al centro della cristianità. E i pellegrini devono essere accolti meglio di quanto non abbia fatto Alemanno.
E a livello personale?
A un certo punto della mia vita ho deciso di fare delle riflessioni anche di carattere etico, medico, sui diritti delle persone. Ho avuto la fortuna di avere come interlocutore il cardinal Carlo Maria Martini, con cui ho scritto l`anno scorso il libro Credere e conoscere. Sapere che ora è pontefice un gesuita di cui lui aveva una grandissima stima in qualche modo mi fa gioire di questa nuova fase della storia della Chiesa. Il sindaco di Roma, oltre a essere consapevole che la Capitale è al centro della cristianità, deve però basare il suo lavoro sui principi di laicità. E sul fatto che la città ospita la comunità ebraica più antica d`Italia, la moschea più grande d`Italia e il centro buddista più grande d`Europa. Insomma Roma è un centro multireligioso, multietnico e multiculturale e così deve essere.
Dove la laicità deve esprimersi al massimo?
Non ho alcun timore a dire che sono un credente né che il metodo di lavoro di chi governa una città come Roma deve essere improntato alla laicità.
Lei si è definito una persona libera. Ma in concreto cosa significa?
Significa concentrarsi sui problemi, ascoltare l`opinione di tutti e poi decidere. Non sulla base di interessi personali né di gruppi o di partiti. Anzi: adesso il partito che vorrei veder crescere è Roma.
Professor Marino è riuscito a dormire la notte dopo la vittoria alle primarie?
Sì. E molto bene. Sono abituato a dormire in ogni luogo e in ogni momento. Per oltre 25 anni mi sono dedicato alla chirurgia del trapianto del fegato, un lavoro complesso, gratificante ma stressante che spesso si deve eseguire nelle ore notturne. E allora bisogna cogliere ogni attimo per riposarsi.
E ha fatto anche un bel sogno?
Quella notte ho sognato un b el viaggio in mare, che amo molto. Quel mare che a Roma c`è, anche se in tanti lo dimenticano.
Roma, dunque. Dove si è trasferito a 14 anni. Come ha vissuto l`adolescenza?
Sono arrivato nel 1969, mi sono iscritto al liceo classico Tasso, poi ho frequentato l`università Cattolica dove mi sono laureato in Medicina e chirurgia per specializzarmi in Chirurgia generale e vascolare. In quegli anni avevo un sogno. All`epoca noi ragazzi eravamo colpiti dai progressi della tecnologia: il primo trapianto di cuore nel `67 eseguito da Christian Barnard così come i primi passi dell`uomo sulla Luna nel `69. Furono anni di grande esplosione della conoscenza.
Fu allora che decise di iscriversi a Medicina?
Sì e poiché per temperamento sono impaziente e amo la sfida, volevo occuparmi di chirurgia dei trapianti. C`erano solo due uomini che si occupavano di trapianto del fegato, quello più difficile. Erano considerati dei visionari ma io volevo dedicarmi a quella chirurgia. Passai alcuni anni al Policlinico Gemelli, in tempi di particolare intensità (c`era il terrorismo) in cui mi è accaduto diverse volte, nelle guardie al pronto soccorso, di curare persone ferite in conflitti a fuoco. Poi andai a Cambridge e a Pittsburgh, unici centri in Europa e negli Usa dedicati a questa tecnica di trapianto. In seguito ne ho diretto uno negli Stati Uniti e ne ho fondato un altro in Italia, in Sicilia.
Negli anni di piombo che rapporto aveva con la politica?
Il mio impegno sociale si rivolgeva soprattutto allo scoutismo. Erano anni di grande cambiamento. Esistevano due associazioni: una era l`Agi, associazione guide italiane, delle ragazze, e l`altra degli scout italiani. Il nostro fu tra i primi gruppi che si orientarono verso la coeducazione, che all`inizio non venne accolta molto bene dalla Chiesa e che poi invece fu uno straordinario successo. Oggi infatti l`associazione si chiama Agesci, associazione guide e scout italiani. Al di là dello scoutismo, conservo però immagini nitide di certi momenti della storia del nostro Paese. Ricordo che ero nel reparto di Emodialisi del Policlinico Gemelli con pazienti con rene artificiale il giorno in cui, a poche centinaia di metri da lì, ci fu il rapimento di Moro.
Nel 2006 scelse di candidarsi come indipendente nei Ds. Qual è stata la molla?
È stata una decisione molto contrastata, soprattutto nella mia famiglia (ride) da cui ho avuto allora e anche adesso zero incoraggiamenti. Quello che mi ha portato a decidere è il senso della sfida a voler cambiare le cose. Un`idea che c`è già nel mio lavoro di chirurgo: trapiantare un organo sano al posto di uno malato. L`idea di cambiare le cose nella nostra società è anche un grande onore. Ricordo come una grande soddisfazione, da senatore insediato da poco, quando nel 2007 riuscii a far votare una legge che stanziava una somma molto importante, 180 milioni di euro all`anno per dieci anni, per indennizzare i pazienti vittime di una trasfusione di sangue infetto da cui avevano contratto malattie come l`epatite C, l`epatite B o addirittura l`Aids. Oppure l`inchiesta sugli ospedali psichiatrici giudiziari che ha portato alla loro chiusura, di cui proprio adesso verranno definiti i tempi e le modalità.
A febbraio è stato eletto senatore e i118 marzo ha depositato le firme per poter correre per le primarie a sindaco di Roma. Perché questo cambiamento repentino?
Nessun cambiamento repentino. In realtà quello che è accaduto è legato allo spirito di servizio che ho avuto sia come chirurgo sia nella mia attività politica. C`era un processo iniziato già durante la campagna elettorale. Durante quei mesi in molti mi chiedevano l`impegno alla candidatura a sindaco di Roma. Poi dopo le elezioni, le pressioni sono state davvero più che quotidiane e in tantissimi mi hanno chiesto di candidarmi. Le firme sono state depositate l`ultimo giorno perché su questa candidatura ho riflettuto tanto.
Per quale motivo?
Mi chiedevo se io fossi una persona adatta, o riconosciuto dai romani adatto, a questo ruolo. Poi alla fine sono stato richiamato a un senso di responsabilità da tantissimi cittadini e anche da singole autorevoli personalità. Quello è stato l`elemento che mi ha fatto cedere.
Chi sono le persone molto autorevoli?
Persone non del partito, di cui non voglio dire i no- mi così, per riservatezza. Intellettuali. Alcuni, come Stefano Rodotà, con cui ne parlai a lungo, hanno sostenuto il mio nome pubblicamente.
Dietro alla sua candidatura c`è anche Goffredo Bettini, una sorta di deus ex machina, il cui nome è legato anche alle precedenti amministrazioni di Rutelli e di Veltroni.
Goffredo Bettini è una persona che conosce Roma ed è uno degli uomini, come lei ha detto, che è stato punto di riferimento di sindaci come Rutelli e Veltroni. Non ho subìto pressioni da Bettini. Solo che, quando decisi di candidarmi, ne parlai anche con lui dal momento che aveva indicato lui stesso la possibilità di candidarsi.
Lei è consapevole di tutto quello che accade a Roma, che si potrebbe definire un magma della sinistra in ebollizione?
Le racconto qualcosa che secondo me mi protegge da quello che lei definisce un ‘magma’. Nella mia formazione di chirurgo in sala operatoria ero capace di eliminare completamente dalla mia mente qualunque altro pensiero che non fosse quello di salvare in quel momento una vita umana. Ora mi comporto nello stesso modo. Posso sembrare forse un ingenuo ma non ho la più pallida idea di quello che si muove nel mondo delle correnti del partito, a Roma o in Italia. Non saprei neanche a chi fare riferimento se volessi delle informazioni. In questi anni passati come presidente della commissione d`inchiesta sul servizio sanitario nazionale mi sono sempre mosso con estrema indipendenza e libertà di pensiero.
Veniamo ai suoi avversari. Lei teme di più Alfio Marchiasi o il sindaco uscente Alemanno?
Sono molto interessato a incontrare Alfio Marchini che non conosco personalmente. Non lo temo. Perché sinceramente non temo nessuno. Penso che il sindaco in carica abbia certamente una visibilità che lo rende un competitore più importante rispetto ad Alfio Marchini, ma credo che sia anche molto indebolito dalla squadra che lo ha circondato. Il fatto che ci siano stati molti scandali e di recente addirittura l`arresto del tesoriere della sua campagna elettorale del 2008, è una ferita molto grave. Comunque è inopportuno che il sindaco, nel momento in cui lei ed io parliamo, abbia in corso un lungo consiglio comunale – l`ultimo – dedicato a decisioni che potrebbero portare a una nuova cementificazione dell`agro romano. Esattamente l`opposto di quello che prevedo io. Altrettanto inopportuno che nei prossimi giorni Alemanno voglia disattendere la volontà popolare sull`acqua pubblica – ricordo che sono stato il primo a difendere il sì al referendum, seguito dal mio partito – e consegnare la maggioranza nel Consiglio di amministrazione ai privati.
Non c`è ancora una squadra per il Campidoglio anche se lei ha annunciato la novità di una giunta paritaria, stesso numero di donne e uomini. Cosa risponde a chi sostiene che non ha molta esperienza da amministratore?
Rispondo che ho diretto istituti per il trapianto e per la ricerca con un bilancio annuale di alcune centinaia di milioni di euro. Certo, non sono le stesse somme che deve gestire il sindaco di Roma. Però se alla fine dell`anno non avessi portato i risultati, l`università americana avrebbe potuto dirmi «è stato un piacere, ma lei ha sbagliato le proprie scelte» e salutarmi così. Forse mi aiutano anche le origini genovesi (ride). Ogni anno ai bambini in prima elementare veniva regalato un salvadanaio della cassa di Risparmio …
Si dice che l`inquilino del Campidoglio debba essere gradito Oltretevere. Come vede il suo rapporto, se sarà sindaco, con il Vaticano?
Le dico qualcosa di non personale e di personale. Nel primo caso io credo che Roma, oltre all`orgoglio di essere una capitale internazionale, deve essere pienamente consapevole di essere al centro della cristianità. E i pellegrini devono essere accolti meglio di quanto non abbia fatto Alemanno.
E a livello personale?
A un certo punto della mia vita ho deciso di fare delle riflessioni anche di carattere etico, medico, sui diritti delle persone. Ho avuto la fortuna di avere come interlocutore il cardinal Carlo Maria Martini, con cui ho scritto l`anno scorso il libro Credere e conoscere. Sapere che ora è pontefice un gesuita di cui lui aveva una grandissima stima in qualche modo mi fa gioire di questa nuova fase della storia della Chiesa. Il sindaco di Roma, oltre a essere consapevole che la Capitale è al centro della cristianità, deve però basare il suo lavoro sui principi di laicità. E sul fatto che la città ospita la comunità ebraica più antica d`Italia, la moschea più grande d`Italia e il centro buddista più grande d`Europa. Insomma Roma è un centro multireligioso, multietnico e multiculturale e così deve essere.
Dove la laicità deve esprimersi al massimo?
Non ho alcun timore a dire che sono un credente né che il metodo di lavoro di chi governa una città come Roma deve essere improntato alla laicità.
Lei si è definito una persona libera. Ma in concreto cosa significa?
Significa concentrarsi sui problemi, ascoltare l`opinione di tutti e poi decidere. Non sulla base di interessi personali né di gruppi o di partiti. Anzi: adesso il partito che vorrei veder crescere è Roma.