Il giorno dopo il voto al cardiopalma
nell’aula di palazzo Madama, il Pd non cambia linea. Oggi in
un’assemblea del gruppo si è deciso di non presentare emendamenti al
ddl Zan. La linea insomma resta quella di non toccare il testo.

Certo, le preoccupazioni non mancano. Andrea Marcucci ed altri – come Stefano
Collina, Valeria Fedeli e Valeria Valente (queste ultime dubbiose in
modo particolare sull’identità di genere)- lo manifestano
pubblicamente nella riunione. L’ex-capogruppo da giorni sostiene la
linea della mediazione come l’unica per ‘salvare’ lo Zan. Altri la
ritengono impercorribile perchè convinti che l’offerta di intesa della
Lega non sia ‘sincera’ ma l’obiettivo reale di Salvini sia quello di
affossare la legge.
Alla fine, al netto della consapevolezza che “lo scenario in Senato è
certamente complesso” per dirla con il senatore Alessandro Alfieri, si
è deciso di non presentare emendamenti ma ordini del giorno
“qualificanti”. Una “scelta condivisa” argomenta lo stesso Alfieri,
coordinatore di Base Riformista, area che raccoglie la maggior parte
dei senatori dem. Lo hanno fatto negli interventi durante la riunione
del gruppo Franco Mirabelli per Areadem, l’orlandiano Antonio Misiani,
Francesco Verducci dei Giovani Turchi.
Dice la presidente Simona Malpezzi: “Ritengo che sia giusto mantenere
la linea di non presentare emendamenti, mentre invece penso sia molto
utile e corretto proseguire sulla strada di qualificanti ordini del
giorno”. Odg che, si spiega, andranno incontro “alle incertezze degli
altri, per far vedere che non siamo insensibili ai dubbi, che vanno a
chiarire punti del testo come quello della libertà di espressione. Il
Pd si attesta su questa linea e non va oltre”, spiegano fonti
parlamentari dem ribadendo che “i primi 3 articoli non si toccano”.