Senatrice Teresa Bellanova, sulla Tap «si parrà la nobilitate» del M5S? Il movimento non ha una sola posizione sul gasdotto…
«Meno campagna elettorale e meno chiacchiere: l’opera è strategica e su questo c’è poco da discutere. Lo si è fatto moltissimo, non solo nella scorsa legislatura. Parlamento e Governo hanno assunto decisioni. E il Ministro Moavero, qualche giorno fa, ne ha confermato la realizzazione».
Il pallino è in mano al vicepremier Luigi Di Maio, ma il ministro Lezzi incarna l’anima anti-Tap. Un gioco delle parti?
«No. Confusione, dilettantismo e velleitarismo. Capisco che per chi eterodirige in modo padronale e autoritario un gruppo parlamentare come Casaleggio la democrazia è un inutile fastidio. Il punto è che nella passata legislatura il Parlamento ha assunto decisioni, lo stesso è accaduto in sede europea. Di Maio e Lezzi si sono distratti… ma è questo Governo che ha favorito il finanziamento della Bei».
La lite Lezzi-Emiliano?
«Vuole che mi interessi delle intemperanze in favore di telecamere? Direi che, cercando grazia, Emiliano ha trovato giustizia. Per il Ministro Lezzi sono lontani i tempi in cui doveva ingraziarsi l’elettorato con accuse di fuoco ed esternazioni al limite di querela».
Il governatore Emiliano continua ad auspicare un differente approdo e si appella a Di Battista… È la posizione del Pd nazionale? La segreteria Martina come si schiera?
«Appello caduto nel vuoto. La posizione del Pd è una da sempre, assunta in sede parlamentare e di governo: Tap è un’opera strategica, importante per il sistema-paese e per l’obiettivo della riduzione nell’utilizzo di fonti fossili già indicata nella Strategia Energetica Nazionale. Il gas è una fonte di transizione, quella con meno impatto. Lo sanno tutti, anche i 5Stelle e Michele Emiliano».
Anche sul dossier Ilva c’è crescente incertezza. Le novità di Arcelor come vanno interpretate?
«Non interpreto indiscrezioni ma posizioni assunte in modo chiaro e pubblicamente. Per questo Di Maio riconvochi subito il Tavolo di trattativa e dica che vuole fare. Sta giocando col fuoco sulla pelle di migliaia di lavoratori».
Sull’acciaieria si registra una comunità d’intenti tra Di Maio ed Emiliano. Come va interpretata?
«Come ogni loro affermazione: un giorno la vogliono chiudere, poi decarbonizzare ma prendendo il gas da non si sa dove, poi aperta ma spenta. Nelle fasi infantili questo si chiama pensiero magico. La campagna mediatica di Emiliano non ha niente a che vedere con l’acciaio, né con l’ambiente e la salute, né con il gas… Di Maio, che ha la responsabilità diretta, si gingilla con parole, richieste di pareri, minacce di verifiche interne. La totale inesperienza gli sta tirando uno scherzo orribile. Una vicenda così rilevante non si gestisce col pressappoco ma sul tavolo di trattativa, per spostare l’asticella in avanti quanto più possibile. La nostra è quella della proposta di Accordo fatto alle parti e pubblicata sul sito del Mise il 10 maggio. Dove sono esplicitate le accelerazioni sull’ambientalizzazione e la mission del Centro ricerche di Taranto, incluse decarbonizzazione e nuove tecnologie».
Su sviluppo, energia e industria da viceministro con i governi Renzi e Gentiloni ha avuto parte importante nella definizione delle scelte strategiche. Quale deve essere la bussola per un partito riformista della sinistra europea?
«La Strategia Energetica Nazionale è un punto avanzatissimo, con obiettivi ambiziosi e perseguibili, tra cui il contrasto alla povertà energetica. Sarebbe meglio se ci occupassimo di questo, invece di continuare a stare in campagna elettorale».


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