“Tra gli effetti della crisi che abbiamo vissuto e che ci stiamo lasciando alle spalle c’è anche quello di un gran numero di aree industriali abbandonate, dove un tempo erano ospitate migliaia di imprese costrette negli anni scorsi alla chiusura. Ora quei luoghi, che spesso occupano grande spazio alle periferie delle nostre città, sono vuoti e presto, se lasciate così, saranno in preda al totale degrado. L’esperienza del passato dimostra che si tratta di un problema che, se sottovalutato, peggiorerà la qualità della vita dei cittadini e imporrà costi di mantenimento altissimi per i comuni che ospitano queste ‘cattedrali’ abbandonate, senza parlare del danno economico per le industrie proprietarie. Eppure, proprio questi luoghi possono rappresentare qualcosa di molto importante per la ripresa del Paese. Riavviare le attività al loro interno, riconvertirle e adibirle a un nuovo ruolo può creare tantissimi nuovi posti di lavoro, coniugando la tutela dell’ambiente, si pensi solo alla bonifica e rimozione totale dell’amianto, con la ripresa di attività commerciali, ricreative, turistiche e abitative all’interno delle aree in dismissione. Il ddl è una scommessa in prospettiva, una di quelle azioni che spesso è richiesta alla politica ma solo a posteriori, quando i danni sono fatti ed è difficile porvi rimedio. Riuscire a ricreare posti di lavoro proprio là dove già esistevano rappresenta inoltre un segnale forte, una volontà di riscossa di cui l’Italia ha bisogno in questo momento, nel quale è importane intercettare le nuove opportunità che possono derivare da uno scenario europeo e internazionale molto più favorevole rispetto al passato”. Lo afferma in una nota la senatrice Pd Camilla Fabbri, prima firmataria di un ddl per la riconversione e la riqualificazione delle aree industriali dismesse.

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