Viceministro Misiani, sono state mosse critiche al governo italiano per il ruolo meno centrale rispetto a quello del governo francese nella fusione Fca-Peugeot, e non soltanto per la mancata partecipazione azionaria.

«L`operazione Stellantis è molto positiva, crea il quarto gruppo mondiale nell`automotive, che deve confrontarsi con due veri e propri cambi di paradigma: l`auto con guida autonoma e la transizione ai veicoli a emissioni zero. Per affrontarli ci vogliono spalle larghe sia dal punto di vista dimensionale che finanziario e tecnologico. Stellantis ha tutte le possibilità di vincere queste sfide. Il governo italiano ha seguito con grande attenzione il percorso che ha portato alla fusione, ed è intervenuto a sostegno di Fca Italy con una garanzia statale che copre l`80% della linea di credito da oltre 6 miliardi di euro sottoscritta dall`azienda nel giugno scorso. L`operazione Stellantis coinvolge l`interesse nazionale dal punto di vista occupazionale e industriale: anche per questa ragione un`eventuale presenza dello Stato italiano nel capitale sociale del nuovo gruppo, analogamente a quella del governo francese, a mio giudizio non può e non deve essere un tabù. A determinate condizioni, però, che ad oggi non ci sono: non possiamo certo pensare a un`operazione ostile, un intervento di questo tipo va costruito in modo consensuale. E deve essere funzionale ad una strategia di politica industriale».

I sindacati vi chiedono di monitorare gli effetti sull`occupazione.

«Il governo continuerà a seguire con la massima attenzione le dinamiche
industriali e occupazionali. Di una cosa dobbiamo essere consapevoli: il tema va ben al di là della fusione Fca-Peugeot. In Italia oggi il settore della componentistica auto è di enorme importanza: ha un fatturato pari a12,6 % del Pil, dà lavoro a oltre 150 mila addetti, è fortemente inserito nelle catene globali del valore. Dobbiamo occuparci di Stellantis, ma costruendo un disegno di politica industriale che tenga conto di tutto il comparto».

Si teme soprattutto per il Sud.

«Per il Mezzogiorno il governo ha messo in campo interventi di grande portata: sgravi del 30% del costo del lavoro per i dipendenti in essere, decontribuzione totale per le assunzioni di giovani e donne, la proroga del credito d`imposta per gli investimenti privati, una quota rilevantissima dei fondi nazionali e Ue per gli investimenti pubblici. Un disimpegno da parte del nuovo gruppo sarebbe immotivato».

E dal punto di vista delle sfide della ricerca e dell`innovazione, quale sarà il vostro ruolo?

«Nell`emergenza abbiamo costruito meccanismi di incentivazione del mercato auto che hanno dimostrato di funzionare e che abbiamo prorogato con la legge di bilancio. Oggi però dobbiamo andare oltre, per costruire una prospettiva di medio-lungo periodo. Le sfide tecnologiche incrociano la transizione ecologica: non dimentichiamo che il parco auto esistente è responsabile di una quota importante delle emissioni di CO2. Proprio per questo risorse importanti potrebbero arrivare da Next Generation Ue, che pone molta attenzione al tema della decarbonizzazione».

Proprio ieri Confindustria ha lanciato l`allarme indebitamento.

«Il livello di indebitamento delle imprese italiane, nonostante la crisi, rimane inferiore alla media delle altre economie avanzate. Il governo sta facendo un grande sforzo per incentivare il rilancio degli investimenti: tra gli strumenti per le imprese ci sono le agevolazioni del programma Transizione 4.0, che avrà un ruolo di assoluto rilievo nel quadro di Next Generation Ue con uno stanziamento di oltre 20 miliardi. Tra poco inoltre diventerà pienamente operativo Patrimonio Destinato, il fondo da 44 miliardi di euro attribuito a Cassa Depositi e Prestiti. Non una nuova Iri ma un grande strumento per ridisegnare il sistema produttivo italiano, un processo in cui lo Stato assumerà un ruolo attivo a fianco del mondo imprenditoriale privato».


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