La commissione Industria indaga sui risultati: ‘Non possiamo sbagliare, ci servono i migliori, ma Guerra e Colao restano nelle loro aziende’
Conoscere per decidere: la commissione Industria del Senato, guidata dal senatore Pd Massimo Mucchetti, sta analizzando i risultati delle grandi aziende controllate dallo Stato e interrogando i loro top manager. Obiettivo: approvare una risoluzione che dia al governo un indirizzo su come comportarsi nella stagione delle nomine pubbliche in corso. Sotto esame ci sono i risultati di Terna, Finmeccanica Enel ed Eni sulla base di una trentina di quesiti inviati a Flavio Cattaneo, Alessandro Pansa, Fulvio Conti e Paolo Scaroni, i capi azienda in scadenza.
Il sottosegretario Angelo Rughetti ha detto: tutti a casa i manager che hanno fatto piú di tre mandati. Senatore Mucchetti, è d`accordo?
Tutti a casa è un cult sull`8 settembre. L`Italia di oggi è diversa da quella del 1943. Ma il governo Renzi non può non voltare pagina. Il criterio dei tre mandati è ragionevole, ma prim` ancora vengono i risultati. Ci fosse un Jack Welch me lo terrei vent`anni.
Ne vede in giro?
Neanche l`ombra, ma qualche bravo c`è. Le aziende pubbliche hanno bisogno di manager capaci, meglio se senza padrini.
Come Vittorio Colao e Andrea Guerra?
Due star. Peccato per noi che, da persone serie, intendano onorare gli impegni che già hanno con Vodafone e Luxottica. A parlarne ancora rischiamo di stendere cortine fumogene sulle scelte vere.
Direte al governo chi licenziare e chi confermare?
La designazione degli amministratori spetta al ministro dell`Economia in raccordo con il premier e i ministri dei settori di riferimento. La nomina alle assemblee. Ma prima va dato un giudizio sui risultati. E questo lo può dare anche il Parlamento. Si potrà poi cambiare uno che ha fatto bene perché si ha l`asso nella manica. Arduo riconfermare chi ha deluso.
Queste pagelle non le dovrebbe dare il Tesoro?
Il ministero sta cominciando, in passato questo lavoro non é stato fatto. O non se ne è dato conto né al parlamento né al pubblico
Avete già sentito i vertici di Terna e Finmeccanica e presto sentirete Enel ed Eni. Prime impressioni?
 I mercati apprezzano la lunga gestione di Flavio Cattaneo e quella, appena iniziata, di Alessandro Pansa. Ma nella valutazione finale entreranno anche altri aspetti.  
E su Eni ed Enel ?
Non posso anticipare i liberi convincimenti che la commissione si farà al termine
dei lavori.
Da giornalista lei si é occupato molto dell`Eni.
Ricordo i rapporti dell`Eni con il Cremlino. I contratti take or pay, l`affare Yukos.
Nel 2005 un pericoloso contratto con Gazprom venne fermato dai consiglieri Clo`,
Colombo e Fruscio.
Colombo l`attuale presidente dell`Enel ?
Sí, proprio lui.
Giuseppe Recchi, presidente uscente dell`Eni, ora punta alla poltronissima di Telecom. Si ipotizza quindi un passaggio di Scaroni alla presidenza di Eni e magari Conti a quella Enel. 
Pochi se ne sono accorti, ma a metà marzo Eni ed Enel hanno stabilito che il presidente del loro consiglio sia indipendente fin dalla prima nomina. Scaroni e Conti non hanno questa caratteristica.
Nel vostro questionario valutate anche i profili etici. Il governo può indicare un inquisito in un cda?
La direttiva del Tesoro esclude chi abbia subito condanne o sia stato rinviato a giudizio per taluni reati o chi abbia patteggiato, a meno che, dico io, non sia intervenuta l`estinzione del reato. Ma resta al governo il giudizio di opportunità.
Valutate anche le remunerazioni.
Cattaneo sta sui 3 milioni all`anno, Pansa intorno a 1,1 milioni. Valuteremo anche i paracadute di fine mandato, che non sempre ci sono, e il rapporto tra la top compensation e il costo del lavoro medio pro capite.
Scaroni incassa 6,4 milioni, Conti oltre 4…
Più ricche buonuscite.
Sono i comitati per le remunerazioni a fissare queste cifre. A prezzi di mercato, dicono.

Troppo spesso in questi comitati si consumano favori reciproci. Si sente perfino dire che, se non si paga tanto, il mercato penalizza. Ma non è vero. Finmeccanica guadagna in Borsa avendo tagliato i principali compensi. Total va meglio di Eni pur pagando il suo presidente e direttore generale la metà del nostro. Ma la tesi per cui il capo delle Fs deve guadagnare di meno di un conduttore tv è populismo puro.
Chiedete conto anche delle spese per le relazioni esterne. Come mai?
 Attraverso pubblicità, sponsorizzazioni e consulenze, i capi azienda possono creare il consenso attorno a sé nella politica e nei media. Non dico che lo fanno, ma lo potrebbero fare.

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