‘Il Senato un anno fa aveva lanciato l’allarme sugli interessi in conflitto degli spagnoli’
Massimo Mucchetti, presidente della Commissione industria del Senato, Telecom è uscita sconfitta dal duello con Telefonica per l`acquisto della brasiliana Gvt da Vivendi. Era un esito scontato?
 «Era prevedibile nel momento in cui Telefonica ha messo sul tavolo 4,7 miliardi in contanti e il resto, 2,7 miliardi, in titoli con una valorizzazione non avara. Telecom, invece, ha fatto una controproposta complicata e del tutto povera di cassa. D`altra parte Telecom non ha i mezzi per fare di più. Questo dimostra i limiti di una società dove manca un azionariato di riferimento degno di questo nome».
Che poi sarebbero le principali banche italiane oltre insieme alla stessa Telefonica. A proposito, non è un paradosso che Telecom Italia abbia dovuto duellare con il suo principale azionista per contendersi Gvt?
 «Nell`autunno 2013, quando Telefonica cercò di assumere il controllo dí Telecom attraverso le scatole cinesi, il Senato contestò il pericolo derivante dall`azione di un concorrente della società, come il socio spagnolo. Il governo Letta non capì il pericolo e l`allora neo segretario del Pd Renzi si rifiutò di dare una mano ad accendere la luce. L`esito odierno della vicenda brasiliana parla da solo».
Bolloré avrebbe chiesto un rilancio a Telecom, ma la società avrebbe detto no.
 «Appunto. Gli attuali azionisti, che sono in fuga, non sono mai stati disponibili a rischiare per il futuro di Telecom. I soldi li hanno spesi per rilevare le quote dalla Pirelli ma non per sviluppare la società. Un azionariato sbagliato, dunque, come conferma la vicenda di Gvt che era in vendita già qualche annó fa. Ma Franco Bernabé che la voleva, da persona seria, pensava fosse necessario un aumento di capitale. Questo sia per poter fare un`offerta appetibile a Vivendi sia perché il Brasile avrebbe potuto rappresentare la seconda gamba dí Telecom. Una seconda gamba che nei prossimi anni richiederà molti investimenti e non potrà far affluire cassa all`Italia. Il tema dell`aumento di Telecom resta attuale, con la differenza che, se ieri lo era per lo sviluppo della società, oggi lo è per la sua sopravvivenza».
Vivendi potrebbe rilevare 1`8,3 per cento di Telefonica e, magari, anche le quote possedute dalle banche. E` possibile che un nuovo azionariato si formi attorno alla società francese?
«Vedremo. Certo pare strano che Vivendi prima esca e poi rientri nelle telecomunicazioni».
Se Vivendi non è interessata e con gli azionisti eccellenti in fuga, che cosa sarà di Telecom?
«La sconfitta in Brasile dimostra che Telecom è un leone senza denti, dunque una facile preda per gli scalatori di turno. L`unica sua protezione, paradossalmente, potrebbe essere che nessuno vuol prendersi questa patata bollente. In questo contesto mi chiedo se e come la Cassa Depositi e Prestiti potrà giocare un ruolo utile all`azienda oltre che al Paese».
La Cdp è da sempre interessata all`infrastruttura di rete. Non può essere questo il futuro?
«Non possiamo itnpiccarci sempre e solo alla rete. Oggi conta la Telecom nel suo complesso: i suoi 55 mila dipendenti, gli investimenti su una rete che, fa acqua, il debito, una regolazione che tende in tutta Europa a penalizzare gli investimenti a favore di consumi di qualità decrescente. E mi permetta di aggiungere un`altra cosa». Prego.
«Terrei d`occhio Mediaset. Telefonica ha già fatto affari assieme a Medíaset in Spagna e Vivendi è piena di soldi. Già oggi ha una buona liquidità e con la vendita del Brasile ne avrà ancora di più. È attiva nel settore televisivo e nella produzione di contenuti, e Mediaset se vuole costruirsi un domani dopo Silvio Berlusconi, potrebbe avere interesse a convergere verso qualche forma dí aggregazione sovranazionale. Vivendi, e forse anche Telefonica, potrebbero essere naturali complementi».

Ne Parlano