La caduta del governo non fermerà l’azione del parlamento
Martedì alle 9 e 30 il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabé, dovrebbe completare la sua audizione presso le commissioni Trasporti e Industria del Senato. Un`ora dopo, il premier Enrico Letta dovrebbe riferire sul caso Telco-Telecom alla Camera e poi al Senato, dove le due commissioni, secondo i loro presidenti, Altero Matteoli e Massimo Mucchetti, avevano in animo di presentare un atto d`indirizzo per impegnare il governo a proteggere le risorse strategiche nazionali nelle telecomunicazioni e i diritti dei soci minori, 1`85% del capitale di Telecom.
Senatore Mucchetti, nel ricordare l`agenda politica su Telecom a introduzione di questo colloquio, il condizionale sembra ormai d`obbligo.
 In condizioni normali, ci sarebbe tempo e modo per difendere l`interesse nazionale nella partita Telco-Telecom. Che è ancora tutta da giocare. Ricorda? Nel 2006 molti davano per fatta l`acquisizione di Autostrade da parte della spagnola Abertis. Ma era un`operazione che, a parere del concedente, violava la lettera e lo spirito della concessione. Venne tentata nell`intervallo tra il governo Berlusconi e il governo Prodi. Ma l`astuzia non riuscì. Anche oggi il presidente di Telefonica Cesar Alierta e i suoi sodali scommettono sulla debolezza della politica. Alierta ha incontrato la presidente brasiliana Dilma Roussef a New York per disporre di Tim Brasil come fosse già sua, mentre non ha incontrato il governo del Paese dove ha sede il legittimo proprietario di Tim Brasil. Arroganza? Maleducazione? Entrambe. Purtroppo, l`assenza di un governo potrebbe dare ragione ai furbi. Sarebbe questo uno dei danni, e non il minore, di questa crisi scellerata.
Ma lei è sicuro che Alierta non abbia parlato con Letta? Si legge perfino che abbia avuto un completo via libera.
Due esponenti del governo, Antonio Catricalà e Alberto Giorgetti, nessuno dei quali è del Pd, sono venuti in Senato a dire che il governo non era stato informato. Non posso nemmeno ipotizzare che abbiano mentito o che siano stati mandati allo sbaraglio. Escludo quindi che il premier abbia concesso un via libera preventivo. Vorrei aggiungere una noterella: c`è qualcosa che non va se l`establishment del capitalismo nazionale sente il bisogno di avvertire il presidente della Repubblica se acquista i110% di Rcs e cerca di mettere tutti davanti al fatto compiuto quando sul tavolo finisce il destino della quarta azienda nazionale.
Qui non si dimettono solo i ministri del Pdl. Anche Bernabè sembra pronto a gettare la spugna.
 Quando i soci eccellenti cambiano l`assetto di controllo senza informare il presidente da loro nominato, è fatale pensare che sia intervenuta una crisi di fiducia.
I soci lamentano l`insufficienza della gestione Bernabé.
Le società azioniste di Telco sono guidate da manager che, tranne Mario Greco appena giunto in Generali, al quale riconosco una certa coerenza, non hanno nemmeno loro realizzato grandi risultati. Bernabé ha ripulito Telecom dalle pratiche della gestione precedente. Poteva far meglio sul mercato domestico? Sì, ancorché da qualche anno responsabile dell`Italia è un manager scelto dai grandi azionisti. Ma ora Bernabè rischia di essere di troppo per altre ragioni.
Non si fermi, ce le illustri.
Per acquisire la maggioranza di Telco, e dunque il potere in Telecom, Telefonica deve costringere Telecom a vendere Tim Brasil e a farlo come vuole il governo brasiliano. Gli spagnoli già posseggono Aviva Brasil, il primo operatore mobile del Paese sudamericano, e non potrebbero, per ragioni antitrust, sommarvi Tim Brasil. Bernabé si è sempre opposto a questo esito, buono solo per gli spagnoli. E ha fatto bene, perché solo i mercati emergenti possono compensare l`erosione dei mercati tradizionali. La nuova Telco eterodiretta da Alierta ha bisogno di factotum senza l`ambizione di difendere gli interessi di Telecom Italia.
Lei ha scritto sull`Unità che questa è «un`operazione da fermare». Sembra il solito patriottismo economico, che ferma gli investimenti esteri appena invocati da Letta a New York.
Non scherziamo. Se qualcuno portasse a Telecom i denari necessari per farla crescere e farla investire di più in Italia, non avrei problemi nemmeno se questi assumesse il controllo relativo dei voti. Ma Telefonica è meno brava di Telecom dal punto di vista tecnico, è abituata a un regime meno competitivo di quello italiano, deve spogliare Telecom del Sud America ed è assai indebitata. Qualche anno fa Alierta, con Berlusconi premier, tentò l`operazione di oggi. Invano.
Che fa? Cita Berlusconi in modo positivo?
Su questo punto non ho difficoltà a riconoscere a Silvio quel che è di Silvio. Mi auguro che i parlamentari pidiellini ora non cambino idea. Berlusconi e il suo ego passano, mentre i danni alle grandi imprese come Telecom restano.
Lei ha sempre scritto che la politica non dovrebbe intromettersi negli affari tra privati.
E infatti la politica non entra nel negotium. Pretende solo il rispetto della legge. Purché la legge non venga modificata con effetti retroattivi.
Nessuno pensa di cambiare le regole a fatti avvenuti. Il passaggio del controllo in Telco avverrà a partire dal gennaio 2014. Lo ha confermato con onestà intellettuale il presidente della Consob, Giuseppe Vegas. Senza questa brutta crisi, il governo avrebbe avuto tutto il tempo per varare í decreti attuativi della golden rule a tutela della rete, che ha bisogno di investimenti, e per riformare la legge sull`opa per evitare che il controllo di fatto delle imprese passi di mano escludendo i risparmiatori. Basterebbe copiare la Spagna.

Ne Parlano