L’Ilva è in mezzo al guado di un ciclo di investimenti oneroso che ha lo scopo di ambientalizzare il processo produttivo e di aggiornare la dotazione impiantistica specialmente dello stabilimento di Taranto. Il decreto-legge che andremo ad approvare non è la soluzione dei problemi dell’Ilva e della siderurgia italiana, tuttavia consente a questo, che non è il più grande gruppo industriale italiano, come è stato detto, ma il più grande gruppo siderurgico italiano, di comprare il tempo necessario per affrontare e una buona volta risolvere la questione”, così Massimo Mucchetti, senatore del Pd e presidente della commissione Industria del Senato, intervenendo in aula a palazzo Madama durante l’approvazione del provvedimento.
“Per il senatore dem: “L’Ilva ha seguito negli ultimi due anni e mezzo un percorso accidentato contrassegnato da notevoli incertezze da parte del pilota. Non ne faccio la storia per l’amore di rivangare il passato, ma per trovare una soluzione per il futuro, se la storia qualche volta può essere maestra di vita”. Per Mucchetti è importante guardare allo scenario internazionale, “Ci sono Paesi che hanno una capacità produttiva colossale, come la Cina – che vale circa la metà della capacità produttiva mondiale – che ha un eccesso di capacità produttiva straordinario; l’Europa, che è una potenza siderurgica sempre rilevante, ha un eccesso di capacità produttiva percentualmente meno rilevante di quello cinese, ma del tutto notevole. In queste condizioni il piano industriale che ha l’Ilva non regge. Proprio per questo c’è stata la consapevolezza da parte dei commissari che ha indotto a disegnare un’alternativa industriale”.
“Questo piano diverso – prosegue il presidente della commissione Industria – si propone scopo di rendere più flessibile il processo produttivo a Taranto, così da poter navigare nei mari tempestosi della crisi, adeguando l’offerta alla domanda del momento. Per fare questo è necessario non ricostituire l’altoforno n. 5, che da solo vale almeno la metà della capacità produttiva di Taranto, ma installare al suo posto – prima uno e poi un altro – due forni elettrici di notevole potenza, ai quali legare colate continue ad alta velocità”, che poi aggiunge: “Per portare avanti un progetto di questo genere, ci vuole una adeguata dotazione di capitale, che può essere portata in parte dalla mano pubblica – ovvero dalla Cassa depositi e prestiti – in parte dalle banche e per un’altra parte da soggetti industriali, che siano interessati a questa proposta. La siderurgia privata del Nord può utilizzare il preridotto, in associazione al rottame, perché può risultare conveniente e, dunque, si deve trovare il modo di coinvolgerla in questo processo. Altri grandi produttori siderurgici, del settore dei laminati piani, come ad esempio Arvedi, possono essere inclusi nella partita”
Soprattutto – conclude infine l’ex vicedirettore del Corriere della Sera – se si ha un’idea industriale nuova, e questa è un’ idea industriale nuova, si può andare in Europa senza tenere il cappello in mano, come dice il nostro Presidente del Consiglio, ma con un’idea che vada oltre la semplice polemica sul fatto che questo decreto-legge, con il capitale che mette a disposizione, costituisca o meno un aiuto di Stato. Se infatti andiamo a dire che stiamo cambiando il modo di fare acciaio in Italia, ponendo l’Italia all’avanguardia, in Europa e nel mondo”.


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