Scioglere Telco, applicare la golden rule, fare l’aumento di capitale, obbligare all’Opa. Ecco il terreno di battaglia
Ieri giornalista economico di punta a ‘L`Espresso’ e poi al ‘Corriere della Sera’, oggi senatore del Pd e presidente della commissione Industria, Massimo Mucchetti è stato il primo politico a dire senza mezzi termini che di fronte al blitz di Telefonica per il controllo di Telecom Italia il Paese non può restare a mani basse.
 Oggi Telecom Italia a Telefonica. Ieri Loro Piana ad Amauit. E sempre le stesse reazioni isteriche sul ‘Paese in vendita’.
 «Di questo passo, anche le banche potrebbero essere comprate per un pezzo di pane. Lei pensa che ci guadagneremmo a prescindere? Le reazioni isteriche sono superficiali e passeggere. Il patriottismo è stato talvolta il rifugio dei mascalzoni. Ma difendere la base produttiva del Paese con tenacia e buone politiche è un dovere. Lo ha fatto pure Obama».
Ma non Invocavamo i capitali esteri?
 «Se vengono a costruire il nuovo, dobbiamo fare di tutto per aprire le porte. Se vengono a comprare aziende, vorrei capire: vogliono svilupparle o soltanto prendersi le tecnologie e chiudere un concorrente?».
Telecom e Alitalla sono ancora campioni nazionali da difendere?
«Uscirei da questo vecchio schema. Alitalia segna il fallimento della mano pubblica clientelare. Telecom il disastro della mano privata: prima il nocciolino duro, poi i capitani coraggiosi, quindi l`erede dell`Awocato, infine banche e assicurazioni. Archiviamo le farse e domandiamoci se nelle telecomunicazioni e nel trasporto aereo vogliamo essere solo consumatori o anche produttori. E poi cerchiamo di licenziare i padroni incapaci».
Lei è stato il primo ad attivarsi contro Telefonica. Non rischia di essere anche l`unico? Il Pd la segue?
«L`Unità ha pubblicato un mio intervento come articolo di fondo».
Telefonica non va bene perché troppo fragile o perché straniera?
«Telefonica ha 66 miliardi di debiti, non ha le risorse per risanare Telecom e per investire in Italia. Ha interesse a togliere il concorrente Telecom dal Sudamerica. Le basta?».
Ma il suo no non arriva tardi?
«Da giornalista ho scritto di tutto e di più. Ora mi muovo in Senato. Ma l`affare è lungi dall`essere chiuso. Gli spagnoli avranno la maggioranza dei diritti di voto in Telco solo quando l`Anatel brasiliano sarà stato soddisfatto con la vendita di Tim Brasil. Per questo lasciano in piedi una pseudo maggioranza italiana. Che se ne assuma la responsabilità formale».
Un`astuzia perfettamente legale.
«Mah. Non sono un awocato. Certo, sarebbe triste vedere l`establishment italiano che fa il fantoccio di Telefonica».
Perché lo farebbero?
 «Stop losses. Ma non è bello far fuori una grande azienda per non scrivere un`altra minusvalenza e ammettere di aver sbagliato il prezzo d`acquisto».
Ma l`uscita da Telecom non segna la fine della finanza di relazione?
«Per come è fatta, ne rappresenta una ulteriore dimostrazione».
Passare la rete alla Cassa depositi e prestiti non sarebbe una soluzione?
«No. Ci vorrebbero almeno due anni e nel frattempo Telefonica avrebbe fatto tutti i danni. La soluzione è sciogliere Telco, aprire la competizione tra azionisti fuori dalla scatola cinese, applicare la golden asset rute, fare l`aumento di capitale, magari con Cdp garante di un pezzo, owero costringere chi vuole il controllo a fare un`Opa».
Un libro dei sogni.
«Si diceva lo stesso di Louis Brandeis nel 1913, a Wall Street. Dopo il 1929 gli diedero da fare la Sec. L`Italia deve girare pagina. Franco Bernabè dice che, con una regolazione decente, il mercato è pronto a sottoscrivere un aumento di capitale dí Telecom, ma Telco non vuole. Intanto lui cominci a proporlo al consiglio di amministrazione del 3 ottobre, dove gli indipendenti sono tanti. E poi in assemblea voglio proprio vedere Intesa e Mediobanca che, dopo aver messo soldi nel ‘Corriere’, impediscono a Telecom di ricapitalizzarsi».

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