L’establishment, che sembrava adorarlo, adesso comincia a mettere il broncio a Renzi?
«L’establishment, che in Italia è assai fragile, e forse come avrebbe detto Francesco Cossiga non esiste, attende di capire le briscole del premier. E comunque mi pare che gli osservatori pongano questioni reali alle quali il governo
è chiamato a dare delle risposte. La fiducia la dà il Parlamento.
La libera stampa non è tenuta a dare fiducia, ma a porre problemi e a individuare soluzioni possibili sulle questioni più rilevanti sul tavolo».
Ma chi è diventato più tiepido nei confronti di Renzi?
«Per esempio, non vorrei che Confindustria appaia come un apprendista stregone. Prima boccia Letta e non vuole le elezioni, poi punta su Renzi, ora arriccia il naso davanti a Renzi. Il quale, nel suo discorso in Senato, è stato il Renzi che tutti già conoscevamo».
L’apertura di credito al governo Letta fu maggiore di quella adesso rivolta a Renzi?
«Sì. Perchè il governo Letta partiva con una forte maggioranza parlamentare bipartisan e il cosiddetto establishment ha semprea adorato le grandi coalizioni».
E ora è tiepido perche vede una maggioranza troppo poco larga?
«C’è anche questo. Il governo Renzi ha avuto al Senato una maggioranza minore di quella, per altro non ampia, del governo Letta nella sua seconda versione, senza Berlusconi».
Ciò non piace?
«Chi ha responsabilità nell’economia ha bisogno di stabilità e di riformismo forte. Non è irrilevante in questa fase d’inizio del nuovo governo, capire se l’esecutivo rispetterà o meno i vincoli della finanza pubblica decisi in Europa, o se opererà per allargare le maglie del rigore e in quale modo. Non è indifferente capire che cosa si prevede sulla gestione del debito pubblico. Quale mandato avrà la cassa depositi e prestiti nel quadro della conclamata debolezza dei grandi gruppi italiani. Giusto evocare l’esempio del Nuovo Pignone ma la storia e il futuro dei grandi gruppi sono molto più articolati nel momento in cui il principale gruppo italiano – la Fiat – riduce la presenza industriale nel nostro Paese e aumenta l’influenza politica attraverso i giornali».
Ma il punto è che l’entusiasmo sembra più nelle piazze che nelle stanze di potere.
«Vedono che la maggioranza è quella che è, cioè l’unica possibile in questa fase. E che la scommessa di fare un governo di legislatura è ardimentosa e si fonda soltanto sul cambio della leadership all’interno del Pd».
Come si deve comportare Renzi sulle nomine?
«Quelle saranno il primo vero banco di prova del nuovo governo anche nel rapporto con la grande impresa».

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