“In queste settimane milioni di famiglie italiane stanno fronteggiando, insieme a personale medico e scolastico, il rinnovato carico di lavoro, difficoltà e sacrifici legato al dilagare della variante Omicron. In questa condizione, molte madri e padri di figli minori di anni 16 in quarantena o isolamento si stanno vedendo negare dalle proprie aziende pubbliche e private le possibilità dello smart working. Pur dettate da fondate ragioni di carattere scientifico, le nuove regole su quarantena, quarantena preventiva e auto sorveglianza combinate con quelle su congedi e lavoro agile stanno rendendo particolarmente gravosa la gestione del quotidiano e la sostenibilità economica delle famiglie stesse. Se infatti è stato rinnovato il congedo al 50% dello stipendio, che però nei casi di lavori “poveri” o part time significa soprattutto per le donne rimanere praticamente a zero, non altrettanto è valso per il lavoro agile che le aziende pubbliche e private non sono più tenute a riconoscere. Per questo ho depositato oggi un’interrogazione a mia prima firma, sottoscritta da tutto il gruppo del Pd, per richiedere ai ministri del Lavoro e della Pubblica amministrazione quali iniziative intendano assumere per assicurare ai lavoratori e alle lavoratrici dipendenti – pubblici e privati – genitori di figli minori in didattica a distanza, positivi al Covid-19 o comunque in quarantena la possibilità di svolgere il proprio lavoro in modalità agile senza essere costretti a usufruire del congedo parentale, con conseguente riduzione della retribuzione; e se, in particolare, intendano perseguire tale obiettivo attraverso un chiarimento interpretativo che, a integrazione della circolare del 5 gennaio 2022, raccomandi ai datori di lavoro pubblici e privati di considerare – tra le ragioni che possono giustificare il ricorso al lavoro agile – anche la circostanza che il figlio minore del lavoratore o della lavoratrice si trovi in regime di didattica a distanza, ovvero in quarantena”.


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