La settimana della Sicurezza in Rete è entrata nel vivo con la 13esima giornata mondiale, per il 2016 lo scorso 9 febbraio, del Safer Internet Day. Un appuntamento promosso dalla Commissione Europea e che ormai coinvolge oltre un centinaio di Paesi in tutto il mondo. Il Safer internet Centre, in Italia, è coordinato dal MIUR con il nome di Generazioni Connesse. È ancora fresco – era il 18 gennaio – il ricordo della tragedia sfiorata a Pordenone, con una dodicenne tanto scoraggiata da preferire gettarsi nel vuoto piuttosto che tornare a scuola. È ancora vivo il ricordo di Carolina, prima vittima di cyberbullismo nel gennaio del 2013. Di lei e del suo disperato messaggio ho parlato ai 400 studenti presenti al Teatro Palladium di Roma per lo spettacolo teatrale interattivo presentato dal Trio Medusa; uno degli eventi organizzati per la giornata da Generazioni Connesse. Assieme alla Ministra Stefania Giannini e al sottosegretario Gabriele Toccafondi ci siamo confrontati con la Generazione Z: ragazze e ragazzi nati tra il ’96 e il 2010, che comunicano per il 90% via chat, tanto da trasformarne WhatsApp in un social network. Il 13% di loro confessa di aver postato proprie immagini intime e private. Foto e video che poi fanno il giro della rete e che spalancano la strada ai cyberbulli. Ragazzi sempre più connessi, quasi il 50% di loro oltre le sei ore al giorno attivi su internet. Per questo sono consapevoli, fortunatamente sempre di più, dei rischi legati all’uso scorretto della Rete. Dati riportanti dall’indagine realizzata per l’occasione da Università di Firenze e Skuola.net. Una fotografia importante, perché indica che i giovani, anzi, giovanissimi internauti stanno cominciando a prestare più attenzione alla loro privacy, alla ricerca di una identità digitale che tanto condiziona la loro vita di tutti i giorni, soprattutto nelle relazioni tra pari. A loro, come pure ai tanti rappresentati delle aziende new media, delle associazioni e delle istituzioni che collaborano all’interno di Generazioni Connesse, ho comunicato gli importanti aggiornamenti sull’iter legislativo del disegno di legge “a prevenzione e contrasto del cyberbullimo”. Il prossimo 22 febbraio è stata fissata la scadenza dei termini per presentare gli emendamenti al testo nelle Commissioni congiunte Giustizia e Affari sociali, nelle quali il provvedimento è attualmente al vaglio. Il ddl sarà quidni discusso nell’Aula della Camera in primavera e il testo di partenza sarà proprio quello approvato all’unanimità dal Senato, lo scorso 20 maggio. Se l’iter procederà senza intoppi, il Senato potrebbe votare il testo definitivo già entro la prossima estate. Un risultato atteso e che ho voluto condividere con tutta la comunità, digitale e non, che ne ha compreso lo spirito educativo, non repressivo, inclusivo e dalla parte dei ragazzi. Il loro applauso mi ha ripagato in un solo istante di tutto il lavoro avviato quasi tre anni fa in Commissione Diritti Umani. Un percorso che mi ha portato a partecipare ad una cinquantina di incontri su tutto il territorio nazionale, per ascoltare studenti, insegnanti e genitori, mentre da tutti i confronti con gli operatori del settore – dalle Forze dell’Ordine alle associazioni, dalle procure minorili alle autorità garanti, fino ai colossi del web Facebook, Google, Twitter – è sempre emersa la necessità di mettere a sistema una formazione continua partendo dalla scuola e di riorganizzare le tante attività educative in un unico centro. Quel Tavolo interministeriale sul cyberbullismo al centro della mia proposta di legge, necessario per ottimizzare risorse e metodologie necessarie a garantire a tutti i minori un aiuto concreto e un’assistenza certificata lungo la loro esperienza digitale. Concetti ribaditi dagli autorevoli relatori, a partire dalla stessa Ministra Giannini e dalla collega senatrice Francesca Puglisi, responsabile Scuola Pd, intervenuti nel convengo organizzato da Telefono Azzurro sempre nell’ambito del SID, tenutosi nella nuova aula dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati. Proprio dove il ddl sarà finalmente discusso dopo tanti appelli rivolti dalla società civile e dalle istituzioni, non ultimo quello dei 35 senatori Democratici.
La partita è tutt’altro che chiusa, ma credo fortemente che il prossimo passaggio nell’Aula di Montecitorio non sia figlio soltanto dell’allarme sociale generato da un fenomeno in costante aumento, ma anche dell’impegno e della perseveranza di chi opera tutti i giorni nell’interesse dei minori. E’ il caso della Polizia Postale che, con la campagna educativa itinerante “Una Vita da Social”, ha toccato in questi anni centinaia di capoluoghi di provincia, ad eccezione della recente tappa di Oleggio, per ospitare studenti, docenti e famiglie sul truck multimediale informando sui rischi legati all’uso scorretto, o comunque inconsapevole, del web. Perché il cyberbullismo è un reato, poiché è una condotta già assimilabile allo stalking, all’ingiuria, diffamazione, minacce. mentre in certi casi si possono configurare accuse anche più gravi.
Il futuro della nostra società dipende anche da come si saprà costruire, proprio a fianco della Generazione Z, un nuovo principio di cittadinanza digitale. Sul significato del Safer Internet Day ho avuto modo di parlare, anche oggi, presso la biblioteca del Senato, nell’ambito dell’iniziativa “Le Settimane in Libreria”, promossa da Senato Ragazzi. Perché la libertà non esiste senza diritti e questo vale anche su Internet, dove discriminazioni e stereotipi vanno contrastati facendo leva sulla cultura e la conoscenza reciproca, sulle capacità espressive e sulle relazioni autentiche.


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