Oggi è il Safer Internet Day (#SID2019), la Giornata mondiale per la sicurezza online istituita e promossa dalla Commissione Europea, contro il cyberbullismo e per insegnare ai più giovani l’uso responsabile della Rete e delle nuove tecnologie.
Il Consorzio Miur Generazioni Connesse ha condotto, insieme all’Università degli Studi di Firenze, all’Università degli Studi la Sapienza di Roma e al portale Skuola.net, un’indagine che verrà presentata a Milano e di cui abbiamo a disposizione i primi dati significativi.
Oggi 7 ragazzi su 10 si iscrivono ai social prima dei 14 anni. Un solo ragazzo su 16 risulta non essere “connesso” con nessun Social. Le relazioni sociali di quasi tutti loro passano ormai per gli strumenti digitali stravolgendo inevitabilmente le dinamiche dei rapporti anche all’interno della famiglia.
Questo quadro impone un maggiore investimento sulle politiche di sensibilizzazione sul ruolo attivo e responsabile di ciascuno affinché il Web sia un luogo sicuro e positivo, fonte di opportunità e non di rischi.
Oggi gli atti di bullismo sono diventati sempre più frequenti e, soprattutto in seguito della diffusione di internet, dei social network, della messaggistica istantanea, si registra un aumento vertiginoso del cyberbullismo, non solo tra bambini, preadolescenti e adolescenti, ma anche in fasce di età che comprendono giovani adulti.
Il bullismo online assume caratteristiche ancora più gravi, e provoca conseguenze che non riguardano unicamente la violenza fisica ma anche quella psicologica attraverso prepotenze intenzionali, premeditate, reiterate, nei confronti di una persona più debole e incapace di difendersi.
Episodi che lasciano quasi sempre innegabili tracce dolorose che conducono anche ad esiti drammatici. Negli ultimi anni la cronaca è piena di episodi in cui giovani adolescenti o giovani adulti si sono tolti la vita perché non hanno retto l’urto della denigrazione e degli insulti sul web. Storie di soprusi e di ferite online, ma non per questo meno dolorose negli effetti offline.
Le conseguenze del bullismo online sono più gravi e imprevedibili, tendenzialmente fuori controllo perché nella rete permangono, si diffondono velocemente le immagini, i video e le offese verbali che amplificano dolore, frustrazione, umiliazione, vergogna. Ciò rende le vittime impotenti e intrappolate nella condizione di una visibilità senza confini di tempo e di spazio: il “cyberbullo” ha la possibilità di insinuarsi nella vita privata e attuare le sue azioni in un anonimato a cui è difficile reagire.
La tecnologia deve essere un’alleata dell’apprendimento e della crescita dei nostri giovani e non uno strumento di sopraffazione che crea dolore. Il suo uso impone diritti e doveri perché ciò che accade sulla rete ha una ricaduta nella vita quotidiana e incide sul senso del nostro stare insieme. Nella scorsa legislatura abbiamo approvato una legge per la tutela dei minori (sia autori, sia vittime di illeciti) e la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, privilegiando azioni di carattere formativo-educativo rispetto ad un’impostazione esclusivamente repressiva e sanzionatoria. Lo abbiamo fatto perché crediamo nel valore della scuola e delle azione pedagogiche e formative. Perché crediamo che si possa insegnare il rispetto e l’empatia.
È essenziale agire in questi due ambiti perché la consapevolezza della gravità del cyberbullismo è uno degli strumenti che abbiamo a disposizione per impedire la messa in atto di comportamenti pericolosi sui social network e in Rete.
La scuola ha un ruolo fondamentale: deve tornare ad essere, con maggiore forza, il luogo dove insegnare a sviluppare una coscienza critica volta a un uso consapevole degli straordinari mezzi che i giovani hanno oggi a disposizione.
Internet è un prezioso strumento per consentire ai ragazzi di godere di importanti diritti, da quello di informazione a quello di partecipazione ma non può diventare uno spazio di odio e sopraffazione.


Ne Parlano