«Le parole del Presidente Mario Draghi che emergono dalle consultazioni prefigurano una rivoluzione per la scuola, finalmente messa al primo posto delle priorità dell’agenda di governo. È una rivoluzione necessaria, perchè da troppo tempo la scuola non è più motore dell’ascensore sociale. Siamo nel pieno di una drammatica crisi educativa, strettamente correlata alla crisi economica e sociale esplosa con la pandemia. Tutto questo si scarica su bambini e ragazzi più deboli, con una perdita del tempo di apprendimento che è un danno enorme per il nostro sistema-Paese che già soffre più degli altri per abbandono e dispersione scolastica. Servono strumenti per la riapertura in sicurezza di tutti i cicli scolastici e servono interventi strutturali: misure per ridurre il numero degli alunni nelle classi, per aumentare il numero dei docenti, per estendere tempo scuola e tempo di apprendimento, per innovare la didattica rafforzando l’inclusione. Serve un grande investimento nel capitale umano, per questo sono importanti le parole del Presidente Draghi. Auspichiamo che finalmente il nuovo governo affronti il nodo del precariato, che oggi mortifica qualità dell’insegnamento e bisogni degli studenti, cambiando un sistema profondamente ingiusto che produce e sfrutta il precariato di migliaia di insegnanti. Ci sono oltre 200 mila cattedre senza insegnanti di ruolo, molte delle quali sul sostegno, e questo preclude le potenzialità del nostro sistema scolastico. Partire da qui, da una riforma del reclutamento che contrasti il precariato e consenta di aprire il prossimo anno scolastico con ogni insegnante al proprio posto, sarebbe la rivoluzione della normalità che ridà forza e credibilità al nostro Paese e fiducia alle nuove generazioni». Così in una nota Matteo Orfini, della Commissione Cultura della Camera, e Francesco Verducci, vicepresidente della Commissione Cultura del Senato.


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