Il Senato ha commemorato la figura di Claudio Abbado. In quell’aula dove le voci rimbombano entrandoti dentro quando v’è assoluto silenzio, abbiamo ascoltato parole commosse a lui dedicate. Ripercorso la sua storia, le sue capacità, il suo amore per la collettività, legata afflo doppio con la musica: la sua passione, il tempo che dava il ritmo al suo passo, alle sue idee. Poi Renzo Piano, il senatore Renzo Piano, amico da sempre del maestro con le sue parole ci ha trasportato
in quell’Italia in cui è iniziata per entrambi la vita professionale, l’Italia sul finire degli anni 60 che aveva la forza della speranza, dell’energia, del cambiamento. Dell’apertura totale delle menti che mescolavano la materia, quella più leggera in assoluto: il suono, con quella più pesante delle costruzioni.

E l’una a ispirare l’altra. E l’armonia ad influenzare le forme. Era quel continuo ‘sconfinare’ che creava l’energia e le curiosità per i grandi cambiamenti di quegli anni. Così come la mescolanza e lo sconfinamento tra sfera pubblica e sfera privata creava un mondo carico di aspettative.
Anni in cui ‘l’ansia del sociale’ non teneva separato nessuna esperienza, che fosse musica o architettura, niente era separato dalla militanza, dalla passione. Niente sembrava impossibile per cambiare il mondo. La musica come riscatto o per i detenuti, come modo per togliere i ragazzi dalla strada. Per questo Abbado ha lavorato nei più grandi Teatri del mondo come con Abreu in questa meravigliosa avventura partita dal Venezuela o l’orche
stra Mozart a Bologna, una straordinaria consonanza tra il suo impegno civile e la musica. ‘La musica serve alla vita ‘diceva Abbado, ‘non ha solo un valore estetico ma anche etico, può migliorare la vita e qualche volta salvarla’.

Lo abbiamo vissuto intensamente a Reggio Emilia quel binomio musica/impegno civile. Erano gli anni 70 e c’era persino un titolo, a sottolineare un progetto
‘musica e realtà’ con il maestro Armando Gentilucci, signore della musica contemporanea, fine intellettuale, che credeva nel linguaggio musicale come contributo ad una società più emancipata, più giusta. La musica come mezzo per migliorare e per migliorarci. La Scuola e e il Teatro mescolati alla città per Abbado come per Gentilucci, in una visione di continuo interagire dove i suoni non vengono solo impartiti e dispensati ma ‘raccolti’ dalla realtà trasformati in musica, l’ambiente, il reale che si fa suono e viceversa, la licei ca e la curiosità che creano fermento positivo e fermento collettivo. Ogni cittadino possibile protagonista dello spartito in divenire. l’animazione musicale nelle scuole dell’infanzia e anche nelle scuole (allora) elementari poiché appunto come diceva il Maestro – ‘la bellezza è un giardino straordinario va frequentato da piccoli’

Oggi 40 anni dopo, dentro una società sfiduciata, un diffuso senso di rivoluzione civica e democratica, per rendete onore davvero a esempi di vita così alti non basta fare operazioni di nostalgia. Facciamo nostra questa sua ostinata convinzione che la ‘bellezza salverà il mondo e lo farà’ una persona alla volta’. A maggior ragione in Italia. Ora raccogliamo quella che era la sua sfida principale e che non ha fatto in tempo a portare all’interno dell’Aula. La musica diffusa nei diversi ordini di scuole , che diventi una delle nostre battaglie. Facciamo nostra una proposta legislativa che riporti la musica dentro i percorsi formativi realmente.
Facciamolo alla maniera del Mae slro-Senatore, facciamola questa proposta, insieme, collettivamente,

Ne Parlano