Il governo Prodi era più popolare di questo
«Mai più come nel `98». Data simbolo, che evoca la staffetta al governo Prodi-D`Alema, realizzata senza passare dalle urne. Un avvicendamento finito male, come si sa, e che potrebbe in qualche modo ripetersi se Matteo Renii decidesse di subentrare a Enrico Letta. A decretare il «mai più» è Nicola Latorre, ora «più renziano di Renzi», ma che allora era uno degli uomini simbolo dell`epoca, a capo della segreteria di Massimo D`Alema.
Latorre, le pare calzante il parallelo?
«La grande differenza tra allora e adesso è lo scenario. Il governo Prodi aveva vinto le elezioni, stava governando benissimo ed era molto popolare. Oggi invece siamo all`impasse della politica, il governo è debole e non gode di molta popolarità». All`epoca si parlò di un complotto di D`Alema con Cossiga, per far fuori Prodi, anche se la responsabilità diretta fu di Rifondazione comunista.
 «In una delle ultime telefonate che mi fece Francesco Cossiga, poco prima di ritirarsi nel silenzio che precedette la morte, mi disse, scherzando: ‘Giovane Latorre, ma quando lo facciamo un altro complotto?’. Risposi: ‘Un altro complotto contro D`Aiema?’».
D`Alema in seguito si pentì della scelta di andare al governo senza prima passare dal voto.
 «Sì, ma allora fu indotto a dover scegliere tra due strade: rispondere alla necessità di completare la procedura per l`euro e alle richieste della Nato sull`imminente conflitto dei Balcani; oppure rischiare di marchiarsi come irresponsabile. E qui che vedo l`elemento di similitudine con Renzi».
Perché?
 «Ho l`impressione che si voglia portare il Pd e Renzi fino al punto da far apparire qualsiasi altra scelta un atto di irresponsabilità».
Dunque lei è totalmente contrario alla staffetta?
«Sarebbe un`operazione sbagliata e pericolosa. La mia tesi è che dietro quest`offensiva politica e mediatica c`è un tentativo di indebolire il Partito democratico in un passaggio decisivo».
 Resta la necessità di dare una scossa al governo, come vorrebbe Letta.
«Certo, il vero punto però non sono la staffetta o i rimpasti, ma approvare in tempi rapidissimi la legge elettorale».
Per andare a votare?
«No, per mettere la politica in condizione di riconquistare la credibilità perduta». Qualcuno mette in dubbio la lealtà di Renzi.
«Ha già dato prova di lealtà e impegno assoluto. Ma attenzione: se qualcuno pensa di imbrigliare Renzi e il Pd e di appiattirlo su questo governo, sbaglia. Sarebbe un`operazione velleitaria. Perché abbiamo il dovere di salvare l`Italia, ma anche di tenere aperta una prospettiva di grande cambiamento. Che certamente non sarà possibile con questo governo e con questa situazione parlamentare. Per questo Renzi e il Pd non possono rinunciare alla loro carica innovativa. E pensare di logorarlo sarebbe un suicidio».
Fino a quando deve restare in piedi questo governo?
«Questo esecutivo deve fare urgentemente la riforma elettorale, poi superare il bicameralismo perfetto e affrontare il tema del lavoro. Se poi il Nuovo centrodestra, e non certo il Pd, facesse cadere il governo, allora vedremo. Come diceva il grande pensatore Boskov, rigore è quando arbitro fischia. La parola spetterebbe a Napolitano».

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