«Ormai tutti si credono determinanti e il governo chiede troppi voti di fiducia»
Troppi voti di fiducia chiesti dal governo. Troppa leggerezza da parte dei grappi parlamentari. Nicola Latorre, per sette anni vicecapogruppo al Senato del Pd e ora senatore con simpatie renziane, ne ha visti passare molti provvedimenti come il salva Roma. Entrati in un modo e finiti stravolti dagli emendamenti più improbabili, in un trionfo di regalie e sprechi trasversalmente distribuiti e accettati.
Senatore, di chi è la responsabilità di quello che è avvenuto? E partito lo scaricabarile tra governo, Camere e partiti.
«Bisogna ragionare con freddezza e senza stramentalità. Qui non è in discussione la tenuta del governo, che deve andare avanti e realizzare gli obiettivi».
Premessa necessaria per attribuire qualche responsabilità al governo?
«Bisogna dire con altrettanta nettezza che questo susseguirsi di voti di fiducia sui decreti legge mi è sembrata una scelta poco accorta. Un errore, dettato più da ansia da prestazione che da oggettiva necessità. Una scelta che ha danneggiato il governo e ha messo in grave difficoltà il Parlamento. Proprio nel momento in cui si vuole esaltare la funzione delle Camere non si può poi procedere con fiducie a ripetizione».
D’accordo, ma il decreto lo ha stravolto il Parlamento.
«Andiamo per ordine. C’è un problema di organizzazione dei voti parlamentari. Non si può tenere due mesi un decreto alla Camera, come è accaduto per il decreto sul finanziamento delle missioni militari, e poi costringere alla fiducia di corsa al Senato. Questo è un problema che attiene ai presidenti delle Camere»
E i partiti? I parlamentari si sono scatenati: fondi per padre Pio e per i trasporti in Calabria, tasse per visitare i vulcani, sanatorie per i chioschi sulle spiagge.
«Qui non c’è da alzare l’indice su nessuno, ma da sentirsi tutti responsabili. C’è stata leggerezza nella gestione di certi passaggi, talvolta determinata dall’inesperienza di alcuni parlamentari».
O dall’eccessiva esperienza di altri, pronti a infilare il testo al momento e al posto giusto.
«Giochetti sleali ci sono sempre stati, ma l’esperienza li può frenare. Poi c’è un altro problema: in questo quadro politico difficile, ognuno si sente determinante per tenere in piedi la maggioranza e quindi autorizzato a presentare la qualunque».
E come si fa a negargliela?
«I gruppi della maggioranza devono pretendere che si discuta con più cura la preparazione dei provvedimenti. E poi anche l’abolizione del bicameralismo servirà a diminuire il fenomeno».
In passato lei è stato testimone di momenti non molto diversi: gli assalti alla diligenza ci sono sempre stati
«È sempre sbagliato dire che era meglio o peggio prima e nessuno si può mettere in cattedra, tanto meno io. Però posso dire che, per esempio, quando eravamo in maggioranza con due voti solo al Senato, preparavamo l’organizzazione dei lavori con molta attenzione. Intendiamoci, incidenti del genere si sono verificati anche in passato».
In molti speravano che l’avvento di Renzi cambiasse le cose e mettesse da parte queste pratiche della vecchia politica.
«L’arrivo di Renzi ha reso protagonista il Pd. E che le cose stiano cambiando lo si vede anche dalla nettezza con cui vengono chieste correzioni di rotta, come in questo caso»
Qualcuno critica l’interventismo del presidente della Repubblica.
«Il capo dello Stato ha il diritto di intervenire, ma in effetti non si può sempre sperare in un suo intervento. Comunque il Presidente ha sempre criticato l’uso improprio di infilare provvedimenti diversi nei decreti legge. Ricordo che la Fini-Giovanardi fu votata nel decreto Olimpiadi. E a proposito del Quirinale, lasciatemi dire una cosa: questo appello di Forza Italia a spegnere la tv il 31 dicembre è di una gravità inaudita. Piuttosto, auspico che si spenga al più presto Forza Italia».

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