Il senatore Nicola Latorre, presidente dem della commissione Difesa, di origini pugliesi come i due marò, porta il cognome di uno di loro per caso. Eppure quando nei mesi scorsi si voleva sapere qualcosa di Latorre il marò, era a Latorre il senatore che bisognava rivolgersi perché è noto che parla spesso con le due famiglie e che segue il caso con affetto e trepidazione.
Presidente, come si è arrivati a questa novità?
«Grazie a più ingredienti positivi. Il primo, è che il nostro governo ha seguito la rotta giusta, attivando tutti i passaggi per arrivare all`arbitrato internazionale, senza mai cedere alla tentazione di aprire un conflitto con la controparte indiana. Lo stesso per parte loro. Il risultato di questo clima positivo da entrambe le parti è che anche nelle sedi internazionali i rappresentanti del governo indiano non hanno mai assunto un atteggiamento ostile verso le nostre richieste. E questo clima, come è intuibile, è propedeutico a ogni buona soluzione. In conclusione, la scelta di attivare l`arbitrato da parte del governo Renzi è stata saggia e oggi vediamo i primi risultati. Né bisogna dimenticare che tra i due Paesi c`è una intensa storia di rapporti economici e politici. Per fortuna non abbiamo mai ceduto alle tentazione di chi voleva arrivare alla rottura… Né è accaduto in India. E guardi che da parte di alcuni governatori, penso a quello del Kerala, c`era chi ha tentato di forzare la mano per motivi di piccola politica locale. Invece la rotta è stata quella giusta».
Lei vuole dirci che per la corretta gestione delle crisi internazionali, è deleterio pensare a scorciatoie, al batter di pugni, alla rottura dei rapporti?
«Esattamente. Non è stracciando le relazioni che si risolve una crisi. E poi, dal giorno dopo, che si fa? Chi conosce i tempi e le modalità delle relazioni diplomatiche, teme il ricorso alle scorciatoie. Sembrano paganti e invece sono una trappola. Dico di più: a percorrere le scorciatoie, si ottengono solo risultati negativi. E invece bisogna sapere che le vie diplomatiche sono le uniche paganti, ma naturalmente occorre molta pazienza, occorre tenacia, mai arrendevoli, però allo stesso tempo rispettosi dell`interlocutore».
E adesso?
«Si apre una fase nuova. Da quel che sappiamo, la corte arbitrale invita India e Italia a concordare modi e tempi del rientro di Salvatore Girone, con decisioni che dovranno essere condivise. Come si vede, di nuovo un negoziato. Ecco perché il buon clima delle relazioni bilaterali resta un ingrediente indispensabile. Mi attendo qualche settimana di trattative. E poi si aprirà la fase della discussione di merito davanti alla corte. Io sono fiducioso dei nostri argomenti: il fatto che a distanza di 4 anni dai fatti non c`è ancora un capo di imputazione nei confronti dei nostri due marò; la veste ufficiale che rivestivano a bordo della petroliera “Enrica Lexie”, dove erano in missione antipirateria, e quindi coperti dall`immunità funzionale che si deve a funzionari di uno Stato; la consapevolezza che la giurisdizione sia italiana e che debba essere un tribunale italiano a giudicare del caso. Nell`insieme non posso che essere fiducioso nell`arbitrato internazionale».