«La strategia politica e la strategia militare sono due facce della stessa medaglia: e la seconda deve sempre essere configurata dalla prima. Altrimenti, se non si procede seguendo questo schema che l`Italia ha ben presente, si rischia di compiere gravi errori che, in passato, hanno finito per ampliare il serbatoio di reclutamento del terrorismo globale, in Iraq come in Libia».
Interpellato per analizzare il salto di qualità» del terrorismo globale attuato con la strage di Dacca, Nicola Latorre, presidente della commissione Difesa del Senato, è costretto a tener conto delle ultime
autobomba di Bagdad (oltre 120 morti) che confermano la catena nefasta e interminabile di effetti collaterali dell`intervento militare in Iraq.
Fa bene il presidente Renzi a dire che anche in questa fase cruciale serve soprattutto la prevenzione e il lavoro dell’intelligence?
«Ha fatto bene ad insistere sul ruolo chiave dei servizi di sicurezza che devono essere sempre più coordinati, e non solo a livello europeo».
L`intelligence ha il compito di intercettare informazioni e di prevenire gli attentati. A Dacca eravamo preparati ad una simile evenienza?
«Non da oggi, anche l`azione della nostra intelligence è attiva nelle aree di crisi nelle quali Daesh ha mostrato la sua aggressività. E tra queste aree, oltre all`Africa subsahariana c`è il subcontinente indiano e in particolare tutti quei Paesi dove è più presente la comunità italiana».
L`Italia, pur muovendosi con prudenza sul piano militare, è diventata obiettivo privilegiato dei terroristi. «A Dacca, come altrove, l`obiettivo non è l`Italia. È la comunità internazionale che vogliono colpire i terroristi».
Paradossalmente, il Califfato, se di Califfato si tratta, più perde terreno nella guerra convenzionale più sceglie la strategia stragista.
«Di fronte a una significativa difficoltà militare nella guerra simmetrica per il controllo del territorio, Daesh sceglie la guerra asimmetrica dall`alto valore mediatico. Ma da questo dato non si deve dedurre che bisogna ridurre proprio ora la pressione militare».
Il «salto di qualità» implica risposte diverse da parte della comunità internazionale?
«Il probabile cambio di rotta, anche se va certificato che dietro tutto questo ci sia un coordinamento, implica un adeguamento della lotta al terrorismo globale…».
Anche con interventi militari più incisivi?
«La posizione dell`Italia non cambia. Ogni missione militare deve operare in un contesto in cui è chiara la prospettiva politica. Altrimenti si rischia di fare altri darmi nella guerra al terrorismo globale, che sarà ancora lunga e sanguinosa».


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