La candidatura di Matteo alla segreteria? Ottima. Tuttel le altre mi sembrano troppo legate a un’idea statica di partito, anzichè proiettate in avanti
«Il governo non sarà a rischio se il Pd sceglierà un leader forte». Nicola Latorre, senatore democratico giudica «un errore politico» la teoria di chi vede nel congresso Pd un pericolo per Letta.
Letta non pare muoversi in acque tranquille. O no?
 «Il passaggio è decisivo. La crisi sta avendo un impatto drammatico sulla tenuta sociale e crescono le fibrillazioni nella maggioranza».
Il rinvio dell`elezione di Santanchè certifica la grande difficoltà di Pd e Pdl a prendere decisioni. Non c`è il rischio che il vero tratto distintivo del governo sia il rinviare?
 «Non è un buon segnale, ma non rispetto alla tenuta del governo, ma alla capacità della politica di decidere. Frutto anche di una ostinazione del Pdl perché per certi ruoli istituzionali servono figure su cui è possibile convergere. Però Letta non mi pare che voglia vivacchiare. Sulle riforme istituzionali c`è già un percorso temporale fissato. Sull`economia le proposte ci sono, è che ora vanno trovati i soldi».
Non è possibile un`altra maggioranza?
«No, dopo questo governo c`è il voto. Ecco perché è qui e ora che il Pd deve capire che il suo ruolo è essenziale. Siamo l`unica forza politica che non solo può indicare la rotta all`azione di governo, ma anche tracciare la via d`uscita da questa crisi».
E il Pdl?
«Oramai la loro unica ragione d`essere è stringersi in difesa del proprio capo. Anzi, visto che puntano a costituire ‘l`esercito di Silvio’, come presidente della commissione Difesa ne proporrò l`audizione».
Il Pd va a congresso, una buona occasione per parlare agli italiani.
 «Ma siamo partiti col piede sbagliato. Tutte queste discussioni sulle regole sono quanto più di distante da quello di cui c`è di bisogno ora. Le regole non si cambiano a poche settimane dal congresso, semmai si cambiano dopo sulla base dei risultati congressuali. Ma soprattutto stanno facendo il grave errore politico di ritenere che il Pd non debba avere un segretario forte perché metterebbe a rischio il governo Letta. Così certificano che il problema al governo può venire dal congresso».
 E non è così?
«No, è l`esatto contrario. La teoria che le leadership forti vanno al governo e quelle deboli al partito è priva di senso e ha come retro-pensiero l`idea di una marginalità del partito, è una forma di neo-doroteismo. Ci servono un partito forte e una leadership fortissima affinché il governo raggiunga i suoi obiettivi e il Pd diventi davvero protagonista della ricostruzione democratica del Paese».
Però c`è chi pensa che Renzi segretario del Pd farà cadere Letta. Si cita il caso di Veltroni con Prodi…
«Ma non è vero che fu Veltroni a far cadere Prodi. È un falso storico. Il governo lo fece cadere Mastella, semmai Veltroni pretese subito le elezioni».
Lo stesso Renzi dice che correrebbe per la segreteria Pd per poi fare il candidato premier.
«Non credo che il primo problema del futuro segretario del partito che aspiri alla premiership sia quello di mettere in crisi il governo, sarebbe un danno anche per lui se il governo Letta non raggiungesse i suoi obiettivi. Andare a votare in una situazione economica drammatica e con questa legge elettorale sarebbe meno positivo per il Pd e il suo candidato».
Il segretario è candidato premier?
«Sancire per Statuto che il segretario del partito non deve essere candidato premier è un modo per indebolire e marginalizzare la funzione del partito. Semmai è implicito che il leader del partito sia il naturale candidato premier. Poi, ovviamente, in base a quando e come si voterà si valuteranno le scelte più giuste».
Che segretario vorrebbe?
«Un segretario forte e competitivo anche per la futura premiership. Un leader che sappia incarnare un progetto di grande cambiamento e rinnovamento della democrazia italiana e che collochi i valori dell`uguaglianza e della giustizia sociale in una visione dinamica della società, e che superi anche l`ipocrita ambiguità della nostra collocazione nel Pse».
Mi viene in mente Renzi…
«…Sarebbe un`ottima candidatura».
 E le altre candidature?
«Tra tutte quelle annunciate Cuperlo è persona a cui mi lega antica stima e amicizia. Ma tutte mi paiono più preoccupate di preservare alcuni tratti identitari ereditati dalla tradizione della sinistra italiana e legate a una idea statica di partito piuttosto che proiettate verso una nuova identità politico culturale e con una visione più dinamica del partito. Se poi il punto cruciale è se il Pd debba avere un solo uomo al comando o un uomo in compagnia, mi parrebbe francamente un po` poco come programma».

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