“A che punto è la riforma del ‘Codice della strada’? La domanda, che come relatore al provveddimento in Senato mi viene legittimamente posta da una molteplicità di soggetti a diverso titolo interessati alla questione, merita una risposta organica, pubblica e trasparente”. È questo l’approccio che il senatore del PD Daniele Borioli sceglie per spiegare come mai, a oltre un anno dall’approvazione in prima lettura alla Camera, ancora il testo non sia approdato all’aula del Senato.
“In primo luogo – spiega Borioli – è improprio dire che la riforma del Codice sia ‘ferma al Senato’. La verità è che il testo licenziato dalla Camera è stato ‘ucciso in culla’ prima ancora di passare all’esame della Commissione competente e dei relatori, oltre a me il senatore di Forza Italia Vincenzo Gibiino. Questo è successo, come bene documentano gli atti, per il combinato disposto del parere della Ragioneria dello Stato e del conseguente parere della Commissione bilancio, che hanno di fatto stroncato pressoché tutto l’impianto del provvedimento, ritenendolo non adeguatamente supportato sotto il profilo delle coperture finanziarie e dell’ottemperanza all’articolo 81 della Costituzione”.
“Come mai questi rilievi della Ragioneria dello Stato, sui quali non mi permetto di sindacare, non siano intervenuti prima dell’approvazione della Camera francamente non lo so. Certo – prosegue Borioli – ciò che ci siamo trovati di fronte costituisce una vera e propria disfunzione procedurale che è la principale ragione per cui il processo si è bloccato. E si tratta di un ‘baco’ che solo il Governo, nelle diverse articolazioni coinvolte, in primo luogo il Ministero dei Trasporti e quello dell’Economia, ma anche il Ministero dell’Interno possono rimuovere, perché è dal cortocircuito nelle loro relazioni che si è generato il blocco. Se c’è la volontà politica, ovviamente”.
“Nel corso del 2015, l’attenzione del Governo – sottolinea Borioli – si è comprensibilmente concentrata su altre priorità. Ma ora è tempo di dire una parola chiara. Se è intenzione del Governo tenere fermo l’impianto della delega approvato alla Camera, è necessario che lo stesso Governo ponga rimedio a ciò che di fatto rende, al momento, quel testo inattuabile. Un lavoro in questo senso, grazie anche alla sensibilità dei viceministri Nencini e Morando è stato avviato. Ma è evidente che per arrivare in porto occorre un salto di qualità, che coinvolga in maniera più forte la collegialità dell’esecutivo”.


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