Dai giorni del sisma circa 3000 bimbi e adolescenti in età scolare sono stati costretti ad emigrare. Ci sono 6000 studenti che ancora frequentano le lezioni in moduli provvisori fatiscenti
MIA FIGLIA HA 15 ANNI ED UNA DOMANDA RICORRENTE PER ME: «mamma, quando i miei amici, i bambini e i giovani di questa città riavranno scuole vere, in muratura?». Lei ora frequenta il liceo, uno dei pochi istituti scampati alla distruzione. Ma a 5 anni dalla tragica notte del 6 aprile 2009, i bambini e i ragazzi dell`Aquila e dei Comuni del cratere stanno pagando ancora il prezzo più alto alla calamità. Dopo il sisma che ha provocato 309 vittime, oltre 1600 feriti e più di 10 miliardi di danni stimati, alcune delle scuole sono state rimesse quasi subito in condizione di riprendere le lezioni, mentre per 36 istituti dei centri storici della zona sismica sono stati allestiti, in maniera rapida ed efficace, i «Moduli ad Uso Scolastico Provvisorio» (Musp), edifici prefabbricati per uso temporaneo, che allora hanno svolto la loro funzione ma che oggi stanno andando in malora. Come ha denunciato anche Save the Children, al momento sono 6000 i bambini e gli adolescenti che, dall`asilo nido fino alle superiori, in Abruzzo frequentano la scuola in queste strutture ormai cadenti e malsane. Alcuni di loro non hanno mai conosciuto L`Aquila com`era e non hanno mai visto un`aula vera.
Dunque, a un lustro dal sisma, l`emergenza delle emergenze è ora costituita dalle scuole, che sono insieme con i centri storici – un fattore determinante per ridare davvero speranza e garantire un reale futuro alla nostra città e alla nostra Regione. Non basta ridare un tetto alle persone, una comunità per vivere ha anche bisogno dei luoghi della formazione e della socializzazione, altrimenti la gente scappa. E infatti noi abbiamo assistito ad un esodo: dai giorni del sisma circa 3000 tra bambini e ragazzi in età scolare sono emigrati. Le famiglie con i bimbi piccoli se ne vanno, proprio a causa del problema delle scuole, della carenza di vita sociale, della difficoltà della vita quotidiana e perché non c`è lavoro. Che destino può avere L`Aquila se mancheranno all`appello intere generazioni di futuri adulti?
Ad ogni anniversario, il dolore per la perdita delle vite di tante persone torna a farsi vivo, straziante. È un dolore che non ci abbandona mai. La fiaccolata che ogni anno si snoda per le vie della città nella notte tra il 5 e il 6 è un momento di lutto collettivo, ma anche il segno di una comunità che resiste, che vuole riprendere a vivere. «Jano nnanzi», ci ha detto Papa Francesco: in questa frase di incoraggiamento c`è molto del nostro carattere, di chi non molla anche di fronte al peggio.
 I1 2 aprile ha preso il via la quarta edizione del Salone della ricostruzione, un`occasione preziosa per fare il punto della situazione. Molto è stato fatto, ma tanto ancora resta da fare. Il governo Renzi ha appena attribuito le deleghe per la ricostruzione al sottosegretario Giovanni Legnini, e questa è una buona notizia, perché si tratta di una persona competente e seria che conosce profondamente l`Abruzzo e il post terremoto. Dopo gli anni del commissariamento e delle speculazioni, anni in cui gli enti locali sono stati tenuti fuori dalla gestione della ricostruzione, grazie anche all`impegno del sindaco dell`Aquila Massimo Cialente sono spuntate le gru nei centri storici, a testimoniare un fondamentale cambio di passo. Ma perché la ricostruzione proceda a ritmo serrato mancano all`appello 700 milioni per il 2014 e in tutto almeno altri 5 miliardi, cioè un miliardo l`anno per 5 anni. Servono una forma stabile di finanziamento, una governance in capo all`esecutivo, meno burocrazia. Solo così nel 2019, a dieci anni dall`evento, potremo finalmente dire che la ricostruzione sarà davvero compiuta. Per noi è un traguardo importante. Nell`ultimo anno, con il nostro impegno parlamentare e con la disponibilità dei governi, sono stati stanziati 1,8 miliardi, ma si stanno esaurendo perché i ritardi, le lentezze e anche le promesse non mantenute che hanno caratterizzato la prima fase della ricostruzione sono stati finalmente superati. Le periferie e i quartieri periferici sono stati quasi interamente riedificati e con l`arrivo dell`estate il lavoro sarà compiuto. Gran parte degli sfollati vive di nuovo in abitazioni vere, ma ora è venuto il momento di restituire un`anima e la speranza ai nostri Comuni: vanno ultimati il restauro e la ricostruzione dei centri storici, primo tra tutti quello dell`Aquila, già iniziati anche con il contributo dei privati, e realizzate le infrastrutture pubbliche, in primis le scuole. Questa è la nostra sfida per il futuro e ci appelliamo a questo governo, che vuole cambiare il Paese, perché l`Aquila e i Comuni del Cratere possano davvero, nei prossimi anni, voltare pagina.

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