«E’ ora che la politica si occupi delle mamme». Va salutata con favore questa affermazione di Renzi all`assemblea del Partito Democratico di domenica scorsa. In Italia, da più di trent`anni, nascono molti meno figli rispetto a quanti le coppie vorrebbero avere. Molte coppie non si sentono di avere un figlio (in più), perché ritengono questa scelta rischiosa per il proprio benessere e per quello dei figli già nati. Eppure, anche nelle società avanzate possono nascere molti bambini. Accade, per esempio, in Francia, dove il sistema fiscale è molto favorevole alle famiglie con figli, e il sistema pubblico di conciliazione fra lavoro e maternità è particolarmente avanzato.
Altri Paesi – come il Canada, la Germania e il Regno Unito – si sono incamminati per la strada francese, e anche l`Italia dovrebbe farlo. Soffermiamoci sugli aspetti di tipo economico e fiscale. Sarebbe sbagliato dire che oggi lo Stato italiano non fa nulla per le famiglie. Innanzitutto due servizi essenziali, scuola e sanità, sono sostanzialmente universali e gratuiti, mentre in molti altri Paesi vengono pagati direttamente dalle famiglie, o sono garantiti solo ad alcuni. Inoltre, due rilevanti misure fiscali interessano parte delle famiglie con bambini: gli assegni familiari per i lavoratori dipendenti e le detrazioni fiscali per i genitori che sono in grado di pagare le tasse. Ci sono poi numerose misure specifiche indirizzate a diverse categorie, la più importante delle quali è senz`altro l`assegno per le famiglie povere con almeno tre figli minori, introdotta dalla ministra Turco nel 1999. Il governo, in questi anni, ha dato qualche segnale in tal senso. Alle coppie con Isee inferiore a 25 mila euro vanno 960 euro l`anno per i primi tre anni di vita dei nuovi nati del triennio 2015-17, che raddoppiano a 1.920 euro l`anno per le coppie con Isee inferiore a 7.000 euro l`anno (il cosiddetto bonus bebè). A tutte le mamme del 2017 verrà inoltre corrisposto un ulteriore bonus di 800 euro. Anche il Rei (reddito di inclusione),
che entrerà in vigore nel 2017, considera come fruitori privilegiati le famiglie indigenti con minori. A tutto ciò vanno aggiunti numerosi e spesso estemporanei aiuti economici erogati dalle regioni o dagli enti locali. Già la lettura di questo elenco ci fa però comprendere che il problema principale della fiscalità familiare italiana non è tanto (o meglio, non è solo) quello della scarsità delle risorse, quando quello della confusione e dell`iniquità.
La disciplina vigente in materia si presenta oggi troppo frammentata, giustificata solo dalla pluridecennale stratificazione normativa, generatrice di inaccettabili e paradossali disparità di trattamento. La normativa in vigore non riconosce infatti le detrazioni fiscali a chi ha redditi bassi o nulli (perché non ha niente da detrarre…), mentre si concedono gli assegni familiari solo ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, escludendo i disoccupati, i lavoratori autonomi e quasi tutte le altre forme di lavoro che oggi riguardano una porzione consistente e crescente degli occupati. È evidente, pertanto, un problema di mancata equità e universalità delle misure in materia. Inoltre, gli importi sono di per lo più inferiori a quelli mediamente riconosciuti in Europa, per cui l`Italia è tra le nazioni che meno investe in politiche fiscali a favore delle famiglie con figli. In Commissione finanze del Senato è in discussione un disegno di legge volto a superare la situazione descritta, riconoscendo un`unica misura generalizzata di beneficio per i figli a carico potrebbero essere 100-150 euro mensili – sostitutiva di tutte le agevolazioni per i figli finora riconosciute, con una clausola di salvaguardia che eviti la perdita per gli attuali genitori di diritti attualmente in atto. L`assegno è previsto fino a una certa soglia di reddito Isee del nucleo familiare, con progressiva riduzione per scaglioni di reddito successivi fino all`azzeramento, in modo da beneficiare circa tre quarti delle coppie, escludendo quelle molto ricche. L`assegno verrebbe coperto con i risparmi derivanti dall`eliminazione di molte misure oggi previste e con ulteriori risparmi di spesa, così da prevedere una dotazione complessiva in incremento, rispetto al 2014, di almeno quattro miliardi di euro nel giro di due anni. Probabilmente il costo sarà inferiore, perché con l`assegno generalizzato ai figli molte famiglie uscirebbero dalla povertà, e lo Stato non dovrebbe più assisterli. I vantaggi di questa misura – che allineerebbe finalmente l`Italia ai principali paesi europei, e non solo – sarebbero numerosi. Forse quello più importante è che ogni coppia, nel
decidere se avere o no un bambino, potrebbe conoscere con certezza la cifra aggiuntiva di cui potrà disporre fino a quando il minore resterà a suo carico. Ora ciò è difficilissimo, anche con l` aiuto di un bravo commercialista, a causa del ginepraio normativo. In una società dominata dall`incertezza, specialmente per i giovani e i giovani-adulti, una misura di welfare semplice e chiara potrebbe agevolare di molto la difficile scelta di avere un figlio in più.


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