Se vuole mantenere l`equilibrio demografico, con tutti gli effetti positivi che ne derivano, il nostro Paese deve tornare a essere attrattivo come terra di permanenza, e non solo di passaggio, degli immigrati. E, nello stesso tempo, i governi (attuali e dei prossimi decenni) devono mettere in atto politiche fiscali e organizzative, che favoriscano la natalità e la conciliazione vita-lavoro. A indicare le due leve per arrestare il declino del Belpaese è Gianpiero Dalla Zuanna, docente di demografia a Padova, oltre che senatore Pd.
Professore, perché siamo in crisi sul piano demografico?
«Fino al 2010 l`invecchiamento della popolazione italiana è stato frenato dall`arrivo degli stranieri e da una natalità bassa, ma in ripresa durante il primo decennio del nuovo secolo. La crisi – col drastico calo delle immigrazioni, l`incremento delle emigrazioni, della povertà e dell`incertezza – e l`uscita dalla scena riproduttiva dei figli del baby boom, hanno drammaticamente messo in luce l`incapacità di rinnovarsi della nostra popolazione».
Come scongiurare l`implosione demografica?
«Politica e opinione pubblica devono essere finalmente consapevoli del valore collettivo di una demografia florida. Più aspettiamo, peggio sarà».
In concreto, quanto contano i flussi migratori per la nostra stabilita demografica?
«Il saldo migratorio annuo con l`estero, sempre superiore a 300mila persone nel primo decennio del secolo, durante la crisi è rapidamente diminuito, avvicinandosi allo zero nel 2015 e nel 2016. Per mantenere identico il numero di persone in età lavorativa, avremo bisogno
di 200-300 mila ingressi l`anno. D`altra parte anche tanti nostri ragazzi vanno via. Bisogna fare di tutto per tornare a crescere e a essere attrattivi. E questo il bivio che il Paese deve superare, vale per italiani e immigrati».
Ma neanche negli anni pre-crisi le famiglie italiane facevano figli: il lavoro da solo forse non basta.
«Quasi tutte le coppie italiane affermano che sarebbero disposte ad avere due o tre figli, `se le circostanze lo permettessero`. E’ evidente che queste condizioni sono tre: un lavoro tale da permettere un tenore di vita adeguato, una ragionevole sicurezza per il futuro, la possibilità di conciliare il lavoro con la cura dei bambini. Il primo strumento per combattere la bassa natalità italiana è aumentare i buoni,posti di lavoro. Ma non basta. E necessario che le coppie percepiscano che un bambino (in più) non è una minaccia per le condizioni economiche di tutta la famiglia e che è possibile conciliare il lavoro con la cura dei figli».
Bastano i bonus bebè?
«I bonus bebè non possono frenare il calo delle nascite. Servono misure strutturali, simili a quelle di Svezia e Francia, dove la nascita del bambino si traduce – attraverso la leva fiscale – in un automatico incremento di reddito della coppia. Per questo abbiamo presentato una proposta di legge in discussione in Commissione finanza al Senato sugli assegni familiari universali che potrebbe veramente garantire un importante sostegno alle famiglie».


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