Non solo borse di studio come il Founder’s Scholarship, istituito dal gruppo Zegna
L’Italia è il paese che più subisce in Europa il cosiddetto brain drain di laureati. Spesso i nostri talenti non sono in grado di esprimersi compiutamente, si ritrovano senza sbocco, frustrati e demotivati e così questo sbocco lo cercano all’estero impoverendo il nostro tessuto sociale ed economico. La ricchezza di un paese non si misura soltanto con il Pil ma anche con la capacità di costruire sapere e innovazione. Per questo motivo è fondamentale sensibilizzare l’impresa e il paese a investire in conoscenza, senza la quale non vi è sviluppo. Esso, infatti, passa obbligatoriamente per la valorizzazione dei saperi, delle culture, della ricerca creando occupazione e quindi crescita. Del resto questo è uno dei punti centrali della nostra Costituzione che all’articolo 9 «promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico ed artistico della nazione».
Dobbiamo puntare alla formazione delle nostre eccellenze, come gesto di innovazione e generosità, in un momento in cui abbiamo bisogno di credere nell’Italia e nei suoi talenti. Va dunque reso merito a chi, come il gruppo Zegna, della formazione di questi talenti ( di queste eccellenze si è voluto occupare istituendo il Founder’s Scholarship, ovvero un progetto che contempla borse di studio (l’importo è un milione di euro all’anno per la durata di 25 anni) per offrire a laureati italiani. dotati di talento e di scarse possibilità economiche, l’opportunità di conseguire un master o un dottorato presso le più prestigiose università e centri di ricerca internazionali e di lavorare all’estero per un periodo di massimo 5 anni per poi rientrare in Italia mettendo a disposizione delle aziende sia private che pubbliche il loro valore e talento internazionale. Un’idea nata sul modello della Rhodes Scholarship, anche se con un secolo di ritardo, che consente a studenti del Commonwealth e degli Usa di studiare a Oxford per poi tornare nel paese di origine. Si tratta di un impegno concreto – senza alcun ritorno diretto all’azienda e questo va sottolineato – per contrastare, nei fatti, la cosiddetta ‘fuga dei cervelli’ premiando il merito dei nostri giovani talenti, consentendo di approfondire le proprie conoscenze e competenze confrontandosi con altre realtà. Vincolare questa occasione di crescita al loro successivo rientro in Italia è un modo per affiancare il lavoro di riforma necessario per costruire una nuova classe dirigente del paese.
Il Gruppo Zegna, sicuramente una delle eccellenze del made in Italy, aveva già dimostrato in passato, attraverso molteplici iniziative, di avere consapevolezza di come un’impresa abbia anche doveri pubblici. Il made in Italy non è, infatti, qualcosa che riguarda pochi marchi, né tantomeno un’idea elitaria di lusso, ma un sistema di valori radicato e diffuso. La nostra manifattura è stata e continuerà ad essere il motore del paese, la nostra garanzia di qualità, l’esperienza produttiva diffusa e condivisa su cui fondare il futuro. Il made in Italy funziona perché unisce nell’esperienza e nell’immaginario dei consumatori di tutto il mondo qualità produttiva e qualità della vita.
Diceva don Milani: «Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali»: iniziative come questa provano a ristabilire condizioni di equità in partenza, mettendo tutti in grado di concorrere secondo il proprio genio e le proprie possibilità intellettuali allo sviluppo del nostro paese. Può sembrare una goccia nel mare, ma sappiamo che comportamenti virtuosi sono in grado di stimolare emulazioni positive. Tutto questo deve integrare l’insostituibile ruolo e responsabilità del governo e del parlamento ad assumersi le proprie responsabilità per il futuro formativo e di lavoro delle giovani generazioni.
L’augurio è che questa iniziativa venga fatta propria anche da altre realtà imprenditoriali italiane e riceva un’attenzione particolare da parte del nuovo governo, soprattutto sotto il profilo della detassazione delle borse di studio. Una seria programmazione delle eccellenze è un investimento sul futuro della classe dirigente e sul futuro del paese.

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