‘La minoranza Pd al Senato voterà sì alla fiducia posta dal governo sul Jobs Act ma solo per senso di responsabilità nella convinzione profonda che il Paese non può permettersi una crisi al buio in questa difficile congiuntura economica e sociale’. Lo ha annunciato Federico Fornaro, parlando a nome di 27 senatori della minoranza democratica, che oggi ha presentato un documento con il quale si manifesta preoccupazione rispetto al provvedimento. Hanno sottoscritto il documento i senatori Erica D’Adda, Maria Grazia Gatti, Maria Cecilia Guerra, Patrizia Manassero, Carlo Pegorer, Maurizio Migliavacca, Vannino Chiti, Paolo Corsini, Miguel Gotor, Giuseppe Luigi Cucca, Sergio Lo Giudice, Marco Filippi, Doris Lo Moro, Claudio Broglia, Roberto Ruta, Donatella Albano, Josefa Idem, Luigi Manconi, Claudio Martini, Silvio Lai, Mario Tronti, Nerina Dirindin, Massimo Mucchetti, Lodovico Sonego, Renato Turano, Rosaria Capacchione.
‘Pur permanendo diverse criticità – si legge nel documento – è innegabile che come era avvenuto al Senato, anche alla Camera, nel lavoro di Commissione, siano stati compiuti passi in avanti e miglioramenti rispetto al testo originario presentato dal governo sulla delega lavoro (da ultimi: i controlli a distanza sugli impianti e non sui lavoratori e il diritto al reintegro del lavoratore licenziato non solo per motivi discriminatori ma anche per ingiustificato motivo disciplinare, seppure solo in fattispecie che andranno opportunamente specificate). Non possiamo però non notare come si sia voluto ostinatamente perseguire l’impostazione del ‘doppio binario’ nel mondo del lavoro: da una parte i lavoratori già assunti per i quali rimangono le tutele dell’articolo 18 e dall’altra i nuovi assunti (giovani e non più giovani) che avranno il nuovo contratto a tutele crescenti o sarebbe meglio dire il ‘nuovo contratto con tutele ridotte’, in particolare per i licenziamenti per motivazioni economiche. Su questo aspetto, resta un dissenso netto e profondo non per ragioni ideologiche astratte, ma per la convinzione che l’aumento strutturale delle disuguaglianze tra i lavoratori a tempo indeterminato non aiuti a ricucire gli strappi prodotti dalla crisi nel tessuto e nella coesione sociale: un fattore determinante per contribuire a portare fuori l’Italia dalla depressione in cui viviamo’. Fornaro ha rivendicato interventi solo ‘nel merito’ perchè, ha sostenuto, ‘non siamo ne’ cavernicoli ne’ ideologici’. Tra le criticità, il documento mette in evidenza che ‘gli interventi sugli ammortizzatori sociali avrebbero dovuto anticipare e non seguire la riforma dei contratti’.