‘Il Partito Democratico ha votato con convinzione la fiducia al decreto lavoro perché è il primo tratto della strada intrapresa verso la riforma epocale contenuta nel Jobs Act. Il decreto scade il 19 maggio e va convertito in legge’. Lo dice la senatrice Annamaria Parente, capogruppo del Pd nella Commissione Lavoro, che ha fatto in aula la dichiarazione di voto per il Partito Democratico.
‘Questo decreto – prosegue Annamaria Parente – non è la riforma del lavoro, ma ne costituisce il preambolo perché sostiene il contratto a termine, che è una delle forme più tutelate di contratto flessibile. Dobbiamo dire senza infingimenti che se non rafforziamo le forme di contratto già tutelate, direzione nella quale va questo decreto, noi avremo più partite iva e più lavoro nero. Le modifiche apportate al Senato sono il frutto di una mediazione anche difficile tra le forze di maggioranza, nella quale noi rivendichiamo in particolare il rafforzamento della formazione come perno del contratto di apprendistato, che deve anche certificare competenze, oltre che fornire professionalità. Questa è la sfida da compiere in questo momento di crisi e di distribuzione globale del lavoro: aumentare la domanda di lavoro, rafforzando al contempo competenze, orientamento e qualificazione dei lavoratori. La differenza tra precarietà e flessibilità sta proprio nel sostegno dello Stato nei periodi di non lavoro, che in Italia è del tutto insufficiente. Senza servizi per l’impiego, sostegno al reddito e ammortizzatori sociali non si può aggiungere ulteriore flessibilità, nel nostro Paese, senza trasformarla in precarietà ed è su questi punti che agirà il Jobs Act. Al M5s – conclude Parente – che oggi ha indossato magliette di protesta in Aula, diciamo di raccogliere la sfida e di fare proposte sul ddl delega’.

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