‘La riforma della Costituzione in discussione al Senato è accusata di visione autoritaria. Il combinato con la proposta di nuova legge elettorale può far sorgere timori, che andranno fugati quando si affronterà quella riforma. Ma questo testo è invece tutt’altro e anzi aggiunge non pochi elementi di democrazia e bilanciamento tra i poteri. Ecco dieci modifiche che danno il senso di una riforma equilibrata, niente affatto dispotica’. Lo scrive il senatore Stefano Lepri, vicepresidente del gruppo del Pd, in un intervento oggi su Europa. ‘1) Si obietta che con l’elezione indiretta dei senatori – scrive Lepri – sarà negato il volere del popolo, ma non è vero: i consiglieri regionali sono quasi tutti eletti con le preferenze, i sindaci sono votati a maggioranza dai loro concittadini. 2) Il timore che il Governo e il suo capo si prendano tutto è infondato: non si tocca la forma di governo, nessun superpotere viene attribuito al Premier e il Presidente della Repubblica ne esce invece con poteri di garanzia rafforzati. 3) Una concessione forte al Governo c’è: la possibilità di far votare entro 60 giorni un suo disegno di legge, purché non sia costituzionale, elettorale, di bilancio, di delegazione legislativa o un decreto legge. Ci può stare per attuare il programma, e servirà a limitare l’uso dei decreti. 4) Il Presidente della Repubblica verrà eletto con la maggioranza assoluta solo dopo l’ottavo scrutinio; oggi può esserlo dopo il terzo. Si allunga il percorso d’elezione proprio per individuare una figura di garanzia non sgradita alle minoranze. 5) Al Senato vengono assegnate prerogative importanti, tra cui la valutazione dell’attività delle pubbliche amministrazioni, la verifica dell’attuazione delle leggi dello Stato, il controllo e la valutazione delle politiche pubbliche. 6) Si introduce il giudizio preventivo di legittimità costituzionale per le leggi elettorali. 7) Nel caso di proposta di referendum, il quorum è abbassato: non più la maggioranza degli aventi diritto, ma la maggioranza dei partecipanti all’ultima elezione della Camera. 8) Ci sono disposizioni per attuare il principio di sussidiarietà: il contrario della centralizzazione e dell’autoritarismo. 9) Nessuna alchimia per il ‘grande manovratore di turno’: non è scontato che Senato e Camera abbiano maggioranze omogenee. 10) C’è un nuovo equilibrio tra competenze attribuite allo Stato o alle Regioni, non un rigurgito centralista. In conclusione, sul disegno di legge elettorale, su cui il dibattito deve ancora aprirsi al Senato, vigileremo. Ma ora – conclude Lepri – va sostenuta la nitida volontà di ridisegnare in modo equilibrato i poteri della nostra Repubblica’.
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