Tra le «priorità inderogabili», nell’agenda della politica italiana, retrocede sempre la voce più urgente, quel sostegno alla famiglia mai attuato in decenni e non più dilazionabile. L’allarme, l’ennesino, è partito giorni fa dal Forum delle famiglie, preoccupato da due possibili scenari: che le dimissioni di Enrico Costa, ministro con delega alla Famiglia, vanifichino le iniziative faticosamente avviate, e che la Conferenza nazionale della famiglia di fine settembre (attesa dal 2010) si svuoti improvvisamente del suo ruolo di rilancio del Paese… «Preoccupazioni che condivido», commenta Stefano Lepri, vice capogruppo del Pd in Senato, «anche se il premier Gentiloni ha assunto l’interim, dunque spero che partecipi in prima persona. Da 60 anni brilliamo per mancanza di strategie a favore della famiglia, non c’è più tempo da perdere».
Il Forum infatti propone di non attendere la nuova legislatura ma agire già nella Legge di stabilità.
Non si può che essere d’accordo. I tempi sono stretti, il dibattito politico in vista della legge di Bilancio avviene entro la metà di settembre ed è già in corso. Certo, non è facile avere un rapporto con chi definisce le priorità, le scelte sono frutto della dialettica in Parlamento ed entro la stessa maggioranza… Ad ottobre come Pd avremo una conferenza programmatica e in quella sede valuteremo, ma temo che sia tardi per inserire nuove proposte nella legge di Bilancio. Concordo con il Forum sul fatto che le priorità sono i figli, ma non solo: ad esempio è fondamentale avviare un piano nazionale per qualcosa che all’estero esiste da tempo, ovvero i Centri per le famiglie, luoghi in cui possano apprendere l’arte di buoni genitori, trovare consigli e sostegno rispetto alle difficoltà della vita familiare, mettere in comune le esperienze e quindi le soluzioni. In Francia ogni Comune ha il suo, in Italia Trento è molto avanti.
Una volta tutto questo si chiamava rete sociale…
Vero, ma oggi non c’è più e la famiglia ha bisogno di essere aiutata in generale, le difficoltà sono a tutti i livelli.
Anche come “care giver”, dato che la disabilità e l’assistenza agli anziani pesa sulle donne.
È vero, la famiglia ha carichi pesanti non solo sulla vita che nasce ma anche su quella che si spegne. Il problema tutto italiano è che abbiamo molte misure, ma sono frammentate. Negli anni abbiamo stratificato sempre nuove norme, senza mai fare una riforma sistematica: non è che l’Italia non spenda, spende male. Prima di dare nuove risorse alla famiglia, allora, è necessario mettere a sistema quello che già c’è – assegni familiari, detrazioni per figli a carico, assegni per bebé, asili e baby sitter, misure per il terzo e quarto figlio – e semplificarne l’accesso: le famiglie non sanno più districarsi.
Va in questa direzione il suo ddl sull’assegno unico per i figli a carico?
La sua attrattiva è appunto che elimina misure ora esistenti e recupera così i primi 16 miliardi, riorganizzando il sistema. Renzi ha annunciato che l’assegno unico sarà uno dei temi forti della prossima legislatura. Noi ci battiamo comunque perché in questo ultimo scorcio di legislatura avvenga il primo passo, cioè almeno l’approvazione della legge delega in parlamento. Non mi illudo ma ci provo: la finestra prima del voto c’è.


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