«digeriscono questa
sono molti di
più di quanti sono
venuti ali scoperto firmando
il nostro documento». Doris
Lo Moro, senatrice Pd, bersaniana,
appare sollevata dopo
avere rimesso nelle mani del
presidente dei senatori dem,
Luigi Zanda, l`incarico di
capogruppo in commissione
affari costituzionali, «mi sento
più libera. E al contempo è
giusto che Zanda possa avere
una persona che assicuri la
stessa collaborazione che ho
assicurato io fino ad oggi». La
Lo Moro, che nella precedente
tornata al senato è stata relatrice
di maggioranza della
riforma elettorale, è tra i firmatari
del documento dei 29
senatori della minoranza dem
che hanno deciso ieri lo strappo
sull`Italicum non votando
la linea proposta da Matteo
Renzi. I sì sono stati 71, per
un gruppo che conta 108 senatori.
» Questa legge restituirà al paese un Parlamento nel quale i nominati
rappresenteranno la maggioranza», ragiona la Lo Moro, «io dico di
no».
D. Renzi ha detto che non ci sono gli estremi per un voto di
coscienza.
R. Io invece penso di sì e l`ho anche detto durante
l`assemblea del gruppo a Renzi. La legge elettorale, per la sua
valenza sostanzialmente costituzionale, non dovrebbe essere
sottoposta ad orientamenti di gruppo. Io non posso appoggiare una
legge di tale portata che non condivido solo per disciplina di partito.
D. Renzi vi fa presente che voi non votate questo Italicum, ma che
quello che è stato votato alla camera
anche dai bersaniani era
peggiore, con tutte le liste bloccate.
R. È vero, ma alla camera è
passato perché c`era l`impegno del governo e del partito affinché
qui al senato fosse rivisto.
D. E infatti il premio scatta al 40% e
non più al 37%, va alla lista e non più alla coalizione, e le liste non
sono più bloccate, lo sono solo i capilista. Ma non vi basta. Nicola
Latorre si dice stupito della vostra battaglia sulle preferenze.
R. Sono stati fatti passi avanti. Ma sulla scelta dei parlamentari
non basta. I capilista bloccati porteranno a
una Camera dei deputati con
il 60-65% dei nominati. Le preferenze avranno peso solo per il
partito che avrà il premio di maggioranza. E poi ci sono le
pluricandidature che espropriano l`elettore del controllo del
proprio voto.
D. Avete proposto con l`emendamento Gotor il 30% di
candidati bloccati. Una trattativa non c`è stata per trovare una via di
mezzo?
R. Una trattativa vera e propria no, anche perché le
trattative si fanno fuori dal palazzo.
D. Il ministro Boschi ha
detto che i voti per fare la riforma ci sono, anche senza di voi.
Non temete di finire
per diventare irrilevanti nel partito? E che
qualcuno dei vostri alla fine si sfili?
R. Non si fanno solo le
battaglie che si pensa di poter vincere. Io non voglio avere la
responsabilità di aver detto di sì a una legge che non condivido.
E nel Pd quelli che non la digeriscono sono tanti, molti di più di
quelli che sono venuti allo scoperto firmando il nostro documento.
D. E perché il loro malcontento è rientrato?
R. Perché hanno avuto
la meglio le logiche di appartenenza politica. Chi è renziano non si
discosta dalla linea.
D. I1 vostro no ai capilista bloccati sarà no
all`intero provvedimento?
R. Non abbiamo ancora discusso nel gruppo,
che è abbastanza eterogeneo, quale sarà l`atteggiamento finale.
D.
Oggi siete una trentina, contate di giocare di sponda con grillini e Sel
per creare un`alternativa?
R. Guardi, lo dico subito, io sono nel Pd
e non ho intenzione di lasciarlo.
D. Renzi ha detto che la vicenda
elettorale non deve avere riflessi sulla partita per il Quirinale.
R. Sono d`accordo. Se c`è un nome condivisibile, dirgli di no, per
partito preso, è sciocco.