“Anche in questo 1° Maggio, è nostro dovere ricordare i tanti morti sul lavoro. Siamo ancora di fronte ad un lungo elenco di vite spezzate mentre svolgevano il proprio lavoro. È inaccettabile e incomprensibile in un Paese che si professa moderno”. Lo dichiara la sen. Beatrice Lorenzin, vicepresidente del gruppo Pd.
“Fermare le morti sul lavoro deve essere la priorità del Governo in tutte le sue articolazioni – aggiunge – dalle leggi sul lavoro, agli stanziamenti nella prossima legge di bilancio così da garantire sia il rispetto delle regole e i controlli a tappeto, sia la formazione nei luoghi di lavoro. È inaccettabile che nel 2023 siano morte, mentre lavoravano, quasi 3 persone al giorno. È un fallimento di tutti. E’ il sintomo feroce di un progressivo svilimento della dignità del lavoro e del lavoratore. Fermare le morti sul lavoro deve essere una priorità del governo, un obbiettivo monitorato costantemente”.
“Anche sul lavoro femminile non andiamo avanti – prosegue – La parità salariale per le donne e la loro piena occupazione, purtroppo sono degli obiettivi che l’Italia sta abbandonando, anche nel PNRR. Bisogna agire tempestivamente per favorire l’occupazione delle donne in ogni parte d’Italia e superare i divari regionali. Sul fronte salari, deve essere impegno di tutti garantire il Salario minimo. Il lavoro povero è di per sé un tragico paradosso: essere poveri lavorando rimanda alle condizioni inaccettabili del diciannovesimo secolo non certamente agli anni 2000”.
“Il governo deve trovare risorse strutturali per il cuneo fiscale per una reale crescita dei salari – conclude Lorenzin – Infatti Un Paese in cui i salari non crescono da più di un decennio non è attrattivo per il lavoro qualificato. Anche l’Europa deve fare la sua parte. Deve investire sia sul capitale umano per superare le disuguaglianze tra i vari Paesi per colmare i divari tra le zone in cui non c’è lavoro e quelle in cui non si trovano lavoratori specializzati, e dall’altra affrontare le nuove sfide della tecnologia dove l’uomo deve rimanere al centro dei processi tecnologici e non diventare marginale”.


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