“Mario Draghi, in audizione, mostra
l’attualità del suo rapporto dopo le elezioni americane, stretti
tra i dazi e la necessità di una difesa europea tutta da
realizzare, dopo il cambio di rotta degli USA sulla NATO e le
posizioni consolidate su atlantismo, Russia e Cina”, commenta
Beatrice Lorenzin, vicepresidente dei senatori PD.
“Il piano per la competitività diventa una piattaforma per la
politica industriale, il cambiamento delle regole in gioco e,
soprattutto, per una “più Europa”: più Europa per lo spazio
fiscale, per il mercato dei capitali e per il mercato unico. Più
Europa politica, politica estera, difesa e strategie per
salvaguardare la popolazione, il lavoro e la sicurezza europea.
Siamo diventati più poveri rispetto agli Stati Uniti, con salari
bassi, crescita insufficiente e un’economia che non riesce a
trattenere i propri capitali. La dipendenza dall’export non può
essere la nostra unica strategia: dobbiamo espandere il mercato
unico, puntare sulla domanda interna, su una politica industriale
su scala sovranazionale, costruendo una vera autosufficienza
energetica, cardine strategico che passa dalle rinnovabili. Non
si rinuncia alla decarbonizzazione, ma servono regole più
elastiche e adattative rispetto ai cambiamenti da realizzare”,
aggiunge la senatrice dem.
“Oggi le imprese tecnologiche europee sono schiacciate da
regolamenti troppo rigidi, mentre i giganti americani e cinesi
prosperano. Se vogliamo piattaforme digitali competitive e capaci
di difendersi, devono essere europee e sostenute da una strategia
comune. Lo stesso vale per la difesa: non possiamo più affidarci
a un sistema frammentato. Bisogna costruire una dimensione
europea della difesa, con un procurement europeo e un piano
d’investimenti condiviso. Fa riflettere il passaggio sulle
considerazioni sul debito: non ci sono spazi per l’espansione del
debito nazionale per più di un Paese, per questo serve più debito
comune”, prosegue Lorenzin.
“Infine, è necessario un cambiamento anche del modello
decisionale. Come ha detto Romano Prodi, non possiamo più essere
ostaggio dell’unanimità: su difesa, politica estera e materie
strategiche dobbiamo decidere a maggioranza qualificata. Draghi
ci ripete che il tempo per decidere è quasi scaduto. Credo però
che la storia ci sfidi rispetto al nostro passato e al nostro
futuro. Ventotene è un punto fermo che indica con chiarezza
l’obiettivo da raggiungere, così come disegnare una roadmap delle
tappe da intraprendere per realizzare una politica estera comune,
una difesa comune, un mercato europeo dei capitali, un mercato
unico attrattivo e premiante per le nostre imprese, una crescita
economica che mantenga sostenibile il nostro welfare state.
L’Italia che posizione vuole avere in questo processo? Qual è la
posizione del governo italiano?”, conclude.